L’estate a Leonforte comincia con la fiera di Sant’Antonino e polemiche estive

ZTL di Leonforte (2)L’estate a Leonforte esordisce, come è noto, con la fiera di Sant’Antonino. La fiera, un tempo di bummula e scecchi, oggi è fatta di pezze magiche, che pare puliscano e si puliscano da sole. La fiera ha dato sempre di che parlare. Lungo il corso piace, ma intralcia il flusso veicolare; in periferia non piace, ma almeno consente alle macchine di transitare fra le ali dei bar. Le diatribe fra chi la vuole qui e chi la gradisce altrove non mancano e si inseriscono fra un post e un curtigghiu. La fiera insomma scatena la discussione e esaspera gli animi, di chi l’aspettava per lavorare almeno quei tre giorni.
La movida tavachina è infatti concentrata nel triangolo tacco/bicchiere/posa da Vogue dell’area humansafari e caffè/birra/birra del ventre molle subpipitoniano.
ZTL di Leonforte (3)I giorni della festa servono ai secondi per ospitare gli avventori, che fra un acquisto e una visita al Santo si riposano sorseggiando ‘na azzusa, ma se la fiera, che nonostante la Crisi, è corposa e assai frequentata, ma in un altrove distante dalla zona storica, emarginata e desolata, a questi che resta? La domanda rimarrà inevasa perché da noi è uso il manicheismo intransigente: o così o niente! Pensare di adattare la fiera al Corso secondo una selezione ragionata, incontrando le difficoltà di chi investe su un territorio arido, è… cosa? A chi giova una fiera che sosta tre giorni e non interagisce con le strutture del paese?
Di certo non giova al paesano.


Gabriella Grasso