Aidone. Morgantina, scala abusiva per il soprintendente ma in regola per il dipartimento

Aidone morgantina scala ferroAidone. Lo “scempio di ferro” del sito archeologico di Morgantina sarà rimosso. Anzi no. La decisione del soprintendente ai Beni culturali di Enna, Salvatore Gueli, di smantellare la scala che deturpa il paesaggio antico della città da cui provengono la Dea e la testa di Ade è stata bocciata dal suo stesso dipartimento regionale. La Soprintendenza ennese aveva accertato come la struttura in ferro istallata tra i resti archeologici non fosse stata prevista nel progetto di riqualificazione di Morgantina. In pratica: una scala abusiva così come avevano denunciato le 22 associazioni firmatarie di una petizione da oltre mille firme per la rimozione della “bruttura di ferro” nel cuore del sito antico. “Dopo sopralluoghi e verifiche tecniche – afferma il soprintendente Gueli – ho avuto la certezza che la struttura non sia stata prevista nel progetto e, dunque, ho firmato un decreto con cui se ne chiede la rimozione”. Ma il dipartimento generale ai Beni culturali della Regione siciliana dice no. Secondo una nota di cui dà notizia la direzione del Parco archeologico di Morgantina, la scala è in regola e dunque non si tocca. aidone scala Morgantina4Preparano una nuova battaglia i rappresentanti del comitato popolare nato a difesa dell’area archeologica che si dichiara pronto a collaborare con la Soprintendenza per la tutela di Morgantina. “La scala è inutile e dannosa– dice l’archeologa e guida turistica Serena Raffiotta, la stessa studiosa che ha permesso il riconoscimento della Testa di Ade al Getty museum –e non rispetta il magnifico paesaggio. Non è nemmeno una via per rendere fruibile la sommità della collina est perché è stato ripristinato il vecchio sentiero. Inoltre, non si comprende come mai si possa nuovamente passeggiare dentro la “Casa del saluto” calpestando quegli stessi pavimenti che pochi mesi fa erano stati dichiarati molto delicati, stressati dal continuo passaggio dei turisti, motivo per cui secondo i responsabili sarebbe stata anche progettata la scala”. I difensori del patrimonio annunciano una guerra a difesa del patrimonio, stavolta giudiziaria.

Isabella di Bartolo per Repubblica Palermo