Enna. Rifiuti: sei lavoratori del Centro di raccolta di contrada Venova iniziano sciopero della fame

rifiuti soldi compattatoreEnna. Dopo che i loro appelli sono finiti nel vuoto da questa mattina i sei lavoratori del Centro comunale di raccolta di contrada Venova ad Enna inizieranno lo sciopero della fame. Per settimane hanno chiesto chiarimenti sulla loro posizione oltre al pagamento degli stipendi ma il loro è stato una predica nel deserto.
«Non sappiamo più cosa fare, le abbiamo provate tutte per ottenere un po di dignità ma ci stanno togliendo anche quella» dicono i lavoratori del Ccr in protesta ormai da quasi un mese che li ha visti chiudere i cancelli e non prendere più i rifiuti speciali ed ingombranti portati dai cittadini: «Ogni giorni arrivano anche cinquanta persone per scaricare rifiuti e questo dimostra che non siamo operai fantasma ma che questo Centro ha una sua funzionalità ma non basta visto che non ci pagano e la nostra presenza non è stata prevista neance nel Piano di intervento voluto dal Comune».
Intorno a loro, dicono indignati, c’è il massimo silenzio e «l’unica solidarietà ci arriva dai cittadini» dicono i lavoratori spiegando che «la scorsa settimana abbiamo chiesto un incontro al Prefetto ma ancora aspettiamo di essere ricevuti mentre il sindaco nonostante sappia della nostra protesta non è neanche venuto». Eppure, dicono, il loro lavoro interessa soprattutto il comune di Enna perchè, seppur in contrada Venova arrivino rifiuti da tutti i comuni della provincia, nel capoluogo loro ritirano gli ingombranti lasciati per le vie della città e in questi giorni i cumuli di elettrodomestici, mobili, materassi e tant’altro stanno crescendo. Ma a questo i lavoratori aggiungono anche di più lasciando più d’un dubbio intorno all’interrogativo: «Ci chiediamo dove va a finire il vetro che i cittadini differenziano visto che la “Morgan’s” (la ditta che tratta e accoglie la differenziata) non lo prende e qui non arriva?». Lo stesso dicasi, ad esempio, per i farmaci lasciati negli appositi spazi dislocati in città, ritirati ma non portati nel Centro comunale di raccolta.
La situazione, dunque, peggiora di giorno in giorno e, dicono, «lo sciopero della fame è l’ultima occasione che ci resta per farci sentire, quasi un atto dovuto da parte nostra per le nostre famiglie» dicono i sei lavoratori aggiungendo: «Non sappiamo ormai neanche chi siamo, cosa rappresentiamo per l’Ato e il Comune e siamo stanchi di chiedere un intervento, stavolta andiamo avanti per questa strada». I lavoratori spiegano infatti che è ormai diventato anche difficile raggiungere il posto di lavoro (qualcuno arriva da altri comuni) perchè, ammettono, «non abbiamo più neanche i soldi per mettere il carburante e raggiungere il posto di lavoro, crediamo sia ingiusto che alcuni vengono pagati e noi sempre messi da parte, anche noi abbiamo una famiglia, gli stessi diritti e la stessa dignità».