Enna. L’Accademia Pergusea festeggia San Martino nella Selva Pergusina.

San Martino è una ricorrenza ormai entrata nella tradizione locale e non solo. Da quattro anni l’Accademia Pergusea, presieduta da Nino Gagliano, organizza la festività con un incontro – domenica 13 novembre – nella Selva Pergusina, tra gli Accademici e i soci dei Club service Lions, Rotary, Fidapa, Kiwanis e Sorptimist, in una atmosfera autunnale, in uno splendido scenario naturalistico e godendo delle bellezze del Lago e della conca pergusina. “Festeggeremo l’estate di S. Martino – ha comunicato Nino Gagliano nell’invito a partecipare – ‘enogastronomicamente’ per sorseggiare il vino novello, accompagnato da prodotti locali alla brace, castagne e nostri dolci tipici. L’incontro sarà anche un’ottima occasione per ascoltare buona musica e per assistere alla santa messa officiata dal cappellano dell’Accademia frate Pietro.
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San Martino – Nacque a Pannonia (Ungheria) nell’anno 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato a Pavia dove trascorse l’infanzia fino all’arruolamento nella guardia imperiale, all’età di 15 anni. All’insaputa dei genitori ebbe i primi contatti con la comunità cristiana, si fece catecumeno e prese a frequentare le loro assemblee. La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero al quale donò metà del suo mantello. Ottenuto dall’imperatore l’esonero dal servizio militare, Martino si recò a Poitier (Francia) presso il vescovo sant’Ilario, dove completò la sua formazione religiosa e dove fu battezzato e ordinato sacerdote. Tornò in Pannonia dove convertì la madre, quindi combatté gli Ariani a Milano, ma venne cacciato. In seguito si ritirò in Liguria, quindi di nuovo in Francia. Amante della vita austera e del silenzio, eresse il monastero di Ligugè, il più antico d’Europa e quello di Marmontier, tuttora esistente, Nel 372 venne consacrato vescovo di Tours con l’unanime consenso del popolo. Si dedicò con zelo ai suoi doveri episcopali continuando la sua vita ascetica e di preghiere, sempre vicino alla gente e ai poveri. Resse la diocesi per ben 27 anni. Stremato dalle fatiche e dalle penitenze, morì a Canes e volle essere disteso sulla nuda terra, cosparso di cenere e cinto da un cilicio: era l’11 novembre del 397. Sepolto nella cattedrale di Tours, la sua fama si diffuse in tutta la Francia dove è ancora invocato come primo patrono della nazione. La sua tomba è meta di pellegrinaggi di fedeli provenienti da tutto il mondo. Oltre al celebre aneddoto del dono del mantello al povero mendicante, a cui si fa risalire il breve intervallo di clima più mite, noto come l’Estate di San Martino, il santo è collegato ad altre consuetudini, tra cui alcune legate al vino. Il rapporto privilegiato tra Enna e il Santo si ha dalla presenza di un bassorilievo marmoreo di stile rinascimentale, risalente al 1574, posto sul timpano del portale di mezzogiorno della chiesa Madre, opera dell’architetto Iacopino Salemi (vedi foto) e l’intitolazione del terzo cortile del Castello di Lombardia con i ruderi di una cappella a lui dedicata.

Salvatore Presti



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