Leonforte. Lectura dantis all’Università Popolare

Leonforte. Prosegue all’Università Popolare la lettura francescana, in chiave dantesca, per la comprensione della necessità ecologica e dell’enciclica papale Laudato Sì. Il professore Nigrelli ha spiegato il pensiero medievale attraverso i S. Franceso e S. Domenico di Dante. I due santi, emblematici per la Chiesa del tempo, ci permettono di approfondire, ancora oggi, il tema del decadimento e della corruzione dell’istituzione ecclesiastica, di allora. Dante, ricostruendo la vita di San Domenico e San Francesco attraverso le parole speculari di San Tommaso e San Bonaventura tesse tutto il suo sprezzo per la vanità delle cose terrene e compiange la tendenza degli uomini all’accumulo di inutili belletti. Nei decenni successivi alla morte di San Francesco fiorì una ricca agiografia, ma Dante ai Fioretti preferì l’analogia tra Francesco e Cristo e nella mistica unione fra Madonna Povertà e il poverello di Assisi, cantò il trionfo del messaggio di Cristo. Nacquero i primi gruppi di frati, che ricevettero un riconoscimento verbale dal papa Innocenzo III. Un secondo e più solenne riconoscimento sancì nel 1223 la costituzione dell’Ordine. Per Dante, Francesco rappresenta in modo eroico la lotta contro la cupidigia, causa prima della decadenza della Chiesa e di tutta l’umanità. I temi trattati durante la lezione hanno interessato l’uditorio, che non ha mancato però di accennare a una tradizione popolare degna di essere tramandata: la CUCCIA. Giuseppe Capodieci racconta che il 13 dicembre del 1763 a Siracusa approdò una nave carica di frumento. I siracusani affamati cucinarono il grano bollendolo, semplicemente. La tradizione vuole che da allora ogni 13 di dicembre si mangi la cuccia: bollita o arricchita di ricotta e cioccolata.

Gabriella Grasso