Carnevale a Leonforte

Carnevale anche quest’anno ha lasciato, in quel di Tavi, una scia di coriandoli, mazze, bombolette, vomito, bottiglie anche di acqua e tanto chiacchiericcio. Chiacchiericcio scandalizzato per gli eccessi da “vanedda”. Giovani e giovanissimi bestemmiatori “appuzzando” a etilici colli hanno giocato a fare i grandi, chiazzando le vie parallele al corso, di alcolici sfoghi adolescenziali mentre anonimi burloni si sono divertiti a divellere i nomadi birilli: quelli nati per l’arredo di piazza Margherita, spostati poi in piazza Carella, beccandosi l’ira virale degli indignati da tastiera e la denuncia reale del primo cittadino. Sul web è andata in scena la collera di chi ha dovuto accorgersi di quello che normalmente si consuma negli antri del divertimento feriale. I gggiovani leonfortesi usano infatti ubriacarsi nei “cleb” il sabato sera mentre i meno gggiovani non disdegnando il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì ritrovandosi nei “circolini” o sulla soglia dei bar ad alternare un: “sono tutti latri” a un: “questo paese fa schifo” o anche: “chi è quella bagascia?” Salvo accorgersi troppo tardi della parentela con la signora o anche signorina in questione. E mentre su Facebook hanno sfilato gli scatti del degrado catartico: scatti-posti-condividi e zittisci la coscienza, sul corso Umberto I hanno ballato i carri e le maschere al ritmo di “Ali ala caiu a fa” del duo Tandem e di “Leonforte mania” di Dario Rivo. “No. Non li abbiamo pagati” sbotta Antonella Laneri di “Colorado”, l’associazione che ha organizzato il carnevale quest’anno. Colorado aggiudicandosi il bando comunale il 27 di Gennaio ha fatto quello che ha potuto barcamenandosi fra ristrettezze di tempo, denaro e sfiducia. “La burocrazia on line non ci ha aiutato” continua Antonella. I carri sono stati tre, ispirati a temi diversi: burocrazia, classicità e musical, una la maschera e uno il gruppo. Le maschere fuori gara invece sono state molte, tante quelle da “metalmeccanico” e tantissime quelle da “R.I.S.”. Il motto per tutti è stato: “fai u seriu” perché giocare con serietà in un Paese di scimmie nude abbarbicate su pire di fascicoli polverosi, memori di quel che fu e fischiettanti canzonette è vitale. Il carnevale a Leonforte si concluderà il primo sabato di quaresima perché la pioggia, i permessi e le trafile così hanno voluto. A Leonforte resta la certezza che l’uomo mascherato da cittadino deve ergersi a guardiano, degli altrui figli, nipoti e scolari essendo i propri figli, nipoti e scolari puri come chi li ha generati ed educati perché il male è nell’altro sempre e comunque. In attesa del “non c’è più il San Giuseppe di una volta” e “quanto spreco di pane benedetto, signora mia” perché tanto in questo paese fa tutto schifo per colpa dei latri e delle bagasce e poi i gggiovani sono sempre scontenti come la fai, la fai, vi regaliamo una carrellata di foto

Gabriella Grasso