Villarosa, tanta tristezza ai funerali del 43enne disoccupato che si è tolto la vita sparandosi un colpo alla testa

Villarosa. C’era tanta gente, ma anche tanta tristezza ai funerali di Giuseppe Dell’Aera, il 43enne disoccupato che nella mattinata di venerdì si è tolto la vita sparandosi un colpo alla testa. L’amarezza trapelava negli sguardi delle molte persone che hanno affollato la chiesa Madre per dare l’estremo saluto a un giovane uomo sfortunato. Un silenzio solenne di sottofondo durante l’intera funzione concelebrata dal vicario foraneo, don Tino Regalbuto, e da mons. Salvaore Stagno, mai interrotto, solamente tanto dolore da parte della sorella e dei due fratelli. “Chi è insensibile al grido del povero non riesce a comprendere la parola di sofferenza –ha detto don Tino durante l’omelia-. Non possiamo accusare nessuno del dramma del nostro fratello, ma come comunità ci dobbiamo fare un esame di coscienza e chiederci se siamo in grado di aprirci al cuore di Dio e di ascoltare la voce del povero che grida. Anche se a volte non è il grido ma il silenzio che fa ancora più male”. Mons. Stagno alla fine del rito funebre ha salutato Giuseppe Dell’Aera, confidando nell’aiuto divino per sostenere tanti giovani disoccupati nel duro confronto della vita. “Dobbiamo rivedere il nostro rapporto con Dio perchè così andiamo alla deriva. I nostri capi –ha detto senza mezzi termini- fanno le leggi per loro comodità, siamo soli e abbandonati a noi stessi. Dov’è la società di oggi, dove sono i nostri responsabili?”. Quindi ha sottolineato quanto ha detto il papa: “Chi chiude imprese e toglie lavoro agli uomini per manovre poco chiare fa peccato mortale perché il lavoro è dignità”. Chi non ce l’ha davanti a se ha un percorso difficile, fatto anche di sofferenze”. Alla fine della funzione abbiamo raggiunto mons. Stagno nel suo ufficio e abbiamo chiesto dei giovani di Villarosa. “Sono pochi –ha detto- perché vanno via. Quelli rimasti sono impossibilitati fisicamente e moralmente a fare un passo perché non hanno un soldo in tasca e nessun appoggio alle spalle. Chi invece ha un appoggio se ne va perché deve vivere e proiettarsi in una realtà diversa dalla nostra. Il dramma di questo paese è anche il fatto di avere una squadra di ragazzi che ruba dalla mattina alla sera. C’è una sete di denaro enorme. Poco fa –conclude sconsolato mons. Stagno-, durante la funzione funebre, c’è stato il tentativo di un giovane di sottrarre qualcosa in sacrestia. Questa è la realtà sociale di Villarosa”. A questo proposito, dopo municipio, scuola e abitazioni private, anche la chiesa, qualche settimana fa, è stata oggetto di attenzione da parte dei ladri.

Giacomo Lisacchi