Il Sole 24 Ore. Classifica dei tribunali più efficienti: Enna in coda

Non è affatto detto che i tribunali dove ci sono forti scoperture di organico siano anche quelli meno produttivi. Ovviamente, vale anche la regola inversa: pur disponendo di tutti i magistrati e del personale amministrativo, ci sono uffici giudiziari che arrancano.
Così, per esempio, il tribunale di Bolzano, che pure lamenta il 33% di scoperture tra le toghe e il 53% fra gli addetti alle cancellerie, nell’ultimo anno è riuscito ad aggredire l’arretrato in modo significativo e a ridurre i tempi dei processi: performance che gli valgono il primo posto in classifica. Enna, invece, che fa registrare risultati meno brillanti, ma non per questo negativi, è l’ultimo della classe, perché poteva, invece, contare sulla piena copertura degli organici.
La non automatica correlazione tra forze in campo e produttività è uno degli elementi messi in luce dalla ricerca condotta da Fabio Bartolomeo, direttore del servizio statistica del ministero della Giustizia nonché rappresentante italiano presso la Cepej, la commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa. Il ranking risponde all’esigenza del ministro Andrea Orlando di tenere sotto controllo il livello di servizio offerto dagli uffici giudiziari.
Lo studio – che l’autore definisce «sperimentale» – prende in considerazione il settore civile e, in particolare, gli affari contenziosi, ovvero quelli più complessi da un punto di vista procedurale, trattati dai 140 tribunali fino al 1° gennaio scorso. A questi processi sono stati applicati più parametri: l’anzianità dell’arretrato (quello ultratriennale fa scattare i risarcimenti della legge Pinto per l’irragionevole durata del procedimento); i tempi delle cause; il clearance rate (rapporto tra tutte le cause definite e iscritte), che misura la capacità di smaltire l’arretrato; la copertura degli organici. La ricerca precisa che, per quanto dal punto di vista dei servizi al cittadino non si dovrebbe tener conto dei vincoli organizzativi interni dei tribunali, per misurare le performance non si può ignorare l’indicatore del personale, perché si tratta di una «variabile indipendente dalla responsabilità dei dirigenti degli uffici».


È la combinazione di questi parametri che assegna il primo posto al tribunale di Bolzano. Un risultato ottenuto «lavorando molto e grazie alla collaborazione dei magistrati – spiega il presidente, Elsa Vesco – e nonostante i vuoti in organico: qui mancano 14 giudici su 39. Per migliorare il servizio abbiamo aggredito l’arretrato storico ma, in parallelo, abbiamo lavorato sui nuovi procedimenti, sulla base di programmi annuali monitorati mensilmente».
Ai primi posti della classifica ci sono anche grandi tribunali come Torino e Milano (rispettivamente, al 9° e 11° posto), a dimostrazione che non sempre le migliori performance si registrano negli uffici medio-piccoli. E questo nonostante Torino e Milano abbiano forti scoperture di organico, a cui si è fatto fronte – come in tutti gli altri tribunali premiati dal ranking – con la riorganizzazione del lavoro e delle strutture.
Un altro dato messo in luce dalla ricerca è una “territorialità” dell’efficienza: nella parte alta della classifica si trovano soprattutto tribunali del Nord (il primo del Centro è Sulmona, che occupa il quinto posto), mentre quelli dell’Italia centro-meridionale affollano la parte bassa del ranking. Più in particolare, nelle prime 30 posizioni, quasi il 16% dei tribunali è del Nord (3,6% del Centro e 2% del Sud), mentre nelle ultime 30 gli uffici del Nord sono lo 0,7%, quelli del Centro il 3% e del Sud il 18 per cento. E questo – sottolinea la ricerca – nonostante le scoperture di personale amministrativo siano soprattutto al Settentrione, dove si registra una media del 25% contro la media nazionale del 21 per cento. Più omogenee, invece, le lacune di magistrati (il 13% di media nel 2016), senza particolari scompensi geografici.
La disomogeneità delle performance tra i tribunali e tra le diverse zone del Paese è, secondo lo studio, «molto (forse troppo) ampia». Come dimostrano, per esempio, i 342 giorni necessari per definire una causa ad Aosta, contro i 2.094 di Lamezia Terme.

di Antonello Cherchi e Valentina Maglione per Il Sole 24 Ore