San Giuseppe a Leonforte

Leonforte. Passata la festa di San Giuseppe si è esaurita la querelle sulla tradizione: tradizione tramandata o tradizione tradita? E sulla data. Quest’anno cadendo di quaresima il 19 marzo, si è anticipata la processione del Santo Patriarca al 18 e la “girata dell’artara” al 17. Si può fare se ne facciano una ragione i nostalgici del 18/19. Tanti turisti hanno omaggiato Leonforte e anche quest’anno, come ogni anno, non hanno mancato di puntualizzare la mancanza dei servizi essenziali: bagni pubblici, fruibili e puliti, parcheggi organizzati e segnaletica comprensibile anche per i non leonfortesi. Pazienza. Sarà per la prossima volta. Una novità quest’anno ci è capitato di registrare: Liardo. Un gruppo del messinese mosso dal desiderio di assaggiare i “pupidda” e di immergersi nella religione popolare che esalta il “traficu” ha inaspettatamente domandato del Liardo. Perché? Perché il professore del gruppo sapendo il pittore garibaldino originario di Leonforte sperava di trovarvi libri, mostre, brochure e gadget. Possibile? Possibile! Poca cosa per non dir nulla ha raccolto il giovane intellettuale, molta amarezza ha invece lasciato a noi. Noi leonfortesi. Potremmo sempre per l’anno venente organizzare una cosa, una cosa qualunque su Liardo e San Giuseppe? Potremmo sforzarci cioè di valorizzare le nostre ricchezze? Cibo, folklore, cultura e ospitalità non ci fanno difetto e neppure le frasi roboanti sulla cultura evviva la cultura e rammarica pensare che su Filippo Liardo abbiamo solo una statua, poco nota, e il nome di una scuola che solo quello ha del pittore. A Lucca la casa di Puccini è diventata museo con tanto di biglietto. In attesa di sfruttare i migranti perché non proviamo con i nostrani: Liardo è cosa nostra e allora sfruttiamolo.

Gabriella Grasso