Una torta dal sapore ironico per i cinque anni di chiusura della Statale 290. Poi un cartellone: Vergogna!

Calascibetta. Una torta a simboleggiare ironicamente la ricorrenza della chiusura della Statale 290. Ieri mattina si sono ritrovati in contrada Gaspa-La Torre, luogo dove cinque anni fa una frana investì la sede stradale, oltre cinquanta cittadini provenienti da Villapriolo, Calascibetta ma soprattutto dal borgo di Cacchiamo. Con loro, a sostenere questa civile battaglia, tutta l’amministrazione comunale xibetana, presieduta dal sindaco Piero Capizzi.

“Occorre periodicamente quantificare delle azioni, anche come queste, per tenere alta l’attenzione sulla problematica”- ha detto il sindaco Capizzi- aggiungendo: “Non possiamo più accettare in silenzio l’abbandono di questo angolo del territorio ennese. Peccato-ha concluso il primo cittadino- che il progetto del tanto acclamato by-pass sia stato definitivamente accantonato. Sarebbe stata una occasione per potere riaprire velocemente il tratto di statale”. Chiusa da cinque anni, da quando il 12 marzo del 2012 una frana invase la sede stradale, fortunatamente senza provocare danni né a persone né a cose, la Statale 290, nel tratto che da Calascibetta raggiunge il bivio Villapriolo, rimane ancora interdetta al traffico. Da circa un mese però l’Anas regionale ha dato incarico per la realizzazione di uno studio geo-strutturale, lungo il costone roccioso, propedeutico alla sua messa in sicurezza. L’idea è quella di realizzare, prima di ogni cosa, un lavoro preliminare al fine di evidenziare altre possibili criticità lungo la parete rocciosa mediante l’ausilio di tecnologie specialistiche. Se il lavoro dovesse dare esito negativo, ovvero escludere altri possibili crolli, entro fine anno il progetto definitivo per la messa in sicurezza del costone potrebbe essere completato. Oltre lo studio geo-strutturale occorre anche la relazione della Soprintendenza di Enna, considerato che l’area è tutelata dal vincolo archeologico. Nonostante i rocciatori in questi giorni siano impegnati a studiare la parete rocciosa, i residenti di Cacchiamo rimangono scettici. “Non ci illudiamo, l’impressione è che, dopo lo studio geo-strutturale, tutto si fermi nuovamente”, ha spiegato Maria Grazia Macaluso, consigliera comunale in rappresentanza dei residenti del borgo di Cacchiamo. Cinque anni di disagi che hanno portato soprattutto camionisti e automobilisti all’indignazione, a pronunciare più volte la parola “vergogna”, com’è avvenuto anche ieri in occasione della manifestazione. Può rimanere chiusa al traffico, per tanti anni, una statale di vitale importanza? E la burocrazia può inesorabilmente fare il suo percorso? Questi gli interrogativi che si sono posti in questi anni molti cittadini, compresi i residenti di Cacchiamo e di Villapriolo, i quali, nel 2012, in occasione delle elezioni regionali, decisero di consegnare le tessere elettorali all’allora prefetto di Enna. Penalizzati anche i cittadini residenti a Villadoro, Nicosia, Sperlinga e quelli di alcuni centri del palermitano come Gangi. L’indignazione dei pendolari, costretti a percorrere strade alternative e non sempre sicure, è stata forte. “Dove sono i politici regionali dell’ennese” hanno commentato più volte. Una rabbia cocente che lo scorso mese è sfociata in quella che molti hanno definito una vera disobbedienza civile. Ignoti, nell’arco di due notti e mediante mezzi meccanici, hanno infatti sgomberato la statale dai macigni. Uno smacco alle istituzioni, ma soprattutto alla classe politica che per tanti anni è rimasta in silenzio. Per due giorni il tratto di strada è ritornato a essere percorribile, poi l’Anas l’ha nuovamente chiuso.

Francesco Librizzi