Leonforte: l’Università popolare ha ricordato Nunzio Vaccalluzzo

Nunzio Vaccalluzzo, nato a Leonforte il 2 gennaio 1871, fu un intellettuale impegnato e dunque ha meritato il giusto oblio dalla città natia perché “nemo profeta in patria”. Il liceo ginnasio che ne ha portato il nome per decenni, oggi è Medi e la viuzza col suo nome è ignota ai più. Resta la scuola elementare a ostacolarne la damnatio memoriae. Così deve essere ai tempi del virtuosismo da tastiera e così è per uno dei pochissimi italiani che rifiutò di cancellare la sua firma dal manifesto degli intellettuali antifascisti di benedetto Croce, pubblicata sul “Mondo” il primo maggio 1925. Vaccalluzzo non prese mai la tessera fascista, lasciapassare per facili carriere nell’italietta del ventennio rimpianto dai nostalgici della fascio, e venne per tanto privato della cattedra di letteratura italiana all’università di Catania. Autore di una monografia su D’Azeglio ritenuta “uno dei documenti più nobili della penna di fronte al manganello” indagò l’attività e letteraria e politica dell’anticlericale risorgimentale e la sua antologia su Mario Rapisardi incontrò il plauso di Gramsci, che citò Vaccalluzzo nei Quaderni del carcere. Vaccalluzzo diresse la biblioteca civica “V. Bellini” a titolo gratuito e insegnò al liceo fino al 1935. Lasciò la scuola senza rimpianti e rancori “solo con l’Italia nel cuore”. Muore il 26 marzo 1937 dopo aver dichiarato: “ Né preti, né ceri, né fiori, soltanto il compianto degli amici se qualcuno ne è rimasto”. Quanto ci sarebbe da dire ancora su quest’uomo ma la lettura deve essere facile e veloce sennò annoia le legioni di indignati del Web articolatori di ricette e mantra col vezzo dello sprezzo gratuito. I professori Nigrelli e Maria hanno tenuto la lezione su Vaccalluzzo promettendo ulteriori approfondimenti in merito.

Gabriella Grasso