Il Lamento nella Settimana Santa a Leonforte

“O cchi gghiurnata di suspiri e bbuci quannu li chiova di Gesù Cristu scipparu: ccu li carnuzzi sò umili e dduci supra un truncu di cruci ripusaru”.
Questo un verso del lamento, ‘u lamientu: un canto a cappella, monocorde, ipnotico, incomprensibile e parte integrante dei riti della Passione. Un tempo erano gli anziani addossati ai muri del paese che lo conoscevano e lo cantavano, con la coppola sul petto e lo sguardo ieratico, oggi un gruppo di valorosi giovani li affianca per proseguirne la memoria nella prossemica e nelle parole.
“A Sammarcu successi ‘n’attu urruri, ora vi lu viegnu a raccuntari, ca s’arrubbaru a lu nuostru Signuri; chiddu ca l’arrubbà fu tradituri, parenti era di Giuda naturali”.
Secolo, Palazzolo e Lo Pumo i cantori per antonomasia. Il Vitanza scrisse dei canti del Credo, del Lamento, della Settimana Santa, dell’Orazione sull’aia: canti che erano preghiere, tramandate di padre in figlio e ripetute come un rito propiziatorio. A Demetra si sostituì la Madonna e a Crisa il Santissimo e “con una tonalità e vocalità che ricordano la preghiera del Muazzin” il canto proseguì, in quel di Tavi così scriveva il dottore Buscemi.
“Di venniri murì nostru Signuri supra un lignu di cruci a Diu pinnenti, li chiova fuoru li primi dulura, la lancia ‘mpettu e lu sangu spinnenti; feli d’aloi nnappi tri mmuccuna e ‘ntesta purtava ‘na cruna puncenti”.
Il Lamento si sente anche nella notte dell’ “artara” ossia il 18 marzo perché la tavolata fu intesa come “consolo” a Maria rimasta vedova. Il lamento è uno dei tanti retaggi arabi che costellano quella cultura che sventoliamo come “le radici della nostra cultura” ignorando il terreno comune che questa nostra cultura spartisce con quella dei “nivuri” allora dominatori oggi invasori o soli mischini, parola di origine araba pure questa.
I giovani lamentatori
Il gruppo dei giovani lamentatori nasce circa 10 anni fa, quando appunto dei giovani decisero di riprendere le antiche lamentazioni del periodo quaresimale ed in particolare della settimana santa. Grazie anche all’aiuto degli ultimi anziani venne formato un gruppo a cui si sono aggiunti, nel corso degli anni, altri giovani cantori. L’età dei cantori va dai più giovani che hanno 17 anni fino ad arrivare agli adulti con un età compresa tra i 30-32 anni. I membri del gruppo sono: Alfredo e Giuseppe Crimì, Giovanni Mangione, Giovanni e Giuseppe Valenti, Luca Carosia, Paolo Minichello, Mimmo Dinaro, Gaetano e Vincenzo Prestifilippo, Placido Miceli, Marco e Carmelo Lo Vecchio, Carmelo Pentecoste, Carmelo Barbera, Simone Novembre, Giuseppe Orlando, Antonio Salanitro, Paolo Cammarata, Salvatore Sinardi, Marco Cocuzza.

Gabriella Grasso