Unica radioattività percepita a Pasquasia è quella emanata dal 40K (variante del potassio normale)

A margine della conferenza organizzata dal circolo piazzese della Legambiente nell’aula magna dell’IIS L. da Vinci, è emerso un contributo di conoscenza sulle vicende della miniera di Pasquasia. A procurarlo, un po’ per caso, una domanda del dirigente scolastico Marinella Adamo rivolta al direttore provinciale dell’Arpa Daniele Parlascino che nel suo intervento dal tavolo dei relatori aveva appena descritto le competenze dell’Agenzia in tema di monitoraggio ambientale. A tal proposito Parlascino, che conosce Pasquasia per ragioni del suo ufficio, ha chiarito che il sito minerario è nelle stesse condizioni di ogni altro impianto industriale abbandonato, con la presenza di coperture in lastre di cemento-amianto che, crollando al suolo per deterioramento, diventano esse stesse fonte d’inquinamento. Non discarica di amianto proveniente dall’esterno, com’è stato in qualche caso sostenuto, ma residuato di un materiale presente nel sito e che oggi deve essere assolutamente eliminato.
Riguardo all’ipotizzata presenza di scorie nucleari Parlascino ha detto che non sono state rilevate radiazioni ionizzanti nell’ambiente minerario (acqua, aria, suolo) e in quello circostante e che il sotterraneo della miniera non è più praticabile. L’unica radioattività percepita nel sito, con incidenza del tutto trascurabile per gli organismi viventi, è quella emanata dal 40K, una “variante” del potassio “normale” contenuto nel sale estratto dalla miniera.
A Pasquasia si è prodotto solfato di potassio, un fertilizzante utilizzato in agricoltura, sino al 27 luglio 1992. Da allora, per un insieme di ragioni riconducibili all’impossibilità di mettere a norma i reflui scaricati nel Salso, gli impianti sono fermi ed il processo di bonifica ambientale avviato dalla Regione si è bloccato per le irregolarità d’esecuzione riscontrate dalla magistratura a carico della ditta aggiudicataria dei lavori.

Salvatore Di Vita