E’ deceduto Giovanni Tinebra, ex capo della Procura di Nicosia

E’ scomparso, dopo una lunga malattia, l’ex procuratore generale di Catania Giovanni Tinebra. Nato a Enna, ma la sua famiglia è di Caltanissetta. Il primo incarico lo ebbe come sostituto alla Procura di Nicosia prima di diventarne il capo.
Nato ad Enna, originario di Caltanissetta, nel 2001 prende il posto di Giancarlo Caselli al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, durante il governo Berlusconi, poco tempo dopo riceve un pacco bomba.
Alla guida della Procura di Caltanissetta durante il periodo delle stragi, Tinebra diventa protagonista di momenti cruciali della storia. É uscito indenne dall’inchiesta che lo vedeva indagato per favoreggiamento a Berlusconi e Dell’Utri, il procedimento è stato archiviato nel luglio 2006 su richiesta dell’allora procuratore Capo di Catania Vincenzo D’Agata. Due mesi prima era stato designato dalla commissione incarichi e direttivi del Csm alla guida della Procura generale di Catania.
Cultore del diritto di alto profilo, le sue pubblicazioni rappresentano un punto di riferimento nello studio dei sistemi internazionali di criminalità organizzata e nel traffico internazionale di persone.
Tinebra fu scelto da Angelino Alfano come consulente per la riforma della giustizia. A Catania ha presieduto anche la commissione provinciale Tributaria e ha avuto un ruolo di rilievo ai vertici dell’Urega.
Per i ruoli che ha ricoperto Giovanni Tinebra è stato testimone diretto di molti fatti eclatanti, spesso avvolti dal mistero, molti segreti adesso li porta con sé. É indiscusso il suo ruolo ai massimi vertici delle istituzioni, che ha fatto di lui uno degli uomini più potenti della Sicilia orientale. Grande amico dell’editore e imprenditore Mario Ciancio.
Entra in magistratura nel 1967. Dal luglio 1992 al 2001 è Procuratore della Repubblica di Caltanissetta. In quegli anni è titolare delle inchieste per la strage di Capaci e per la strage di via d’Amelio “basato totalmente sulle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, pentito ritenuto successivamente inaffidabile”.
Nello stesso periodo protesta verso i mezzi di comunicazione e i magistrati che diffondono al pubblico elementi coperti dal segreto istruttorio.
Nel gennaio del 2010 viene chiamato a deporre al processo Mori. Ma invia al Tribunale di Palermo un certificato nel quale giustifica la sua assenza e chiede di non essere più chiamato a deporre. Il certificato parla chiaro: “Si attesta che il dott. Giovanni Tinebra è affetto da sindrome parkinsoniana, disagio psicologico di base che si accentua nei momenti di stress arrivando talvolta a rallentare il flusso ideico”. Il dubbio resta: Tinebra risultava malato per testimoniare al processo Mori, e poi sano per candidarsi come procuratore capo a Catania» (Giuseppe Alberto Falci).
È stato vice presidente di Magistratura Indipendente e presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio permanente criminalità organizzata di Siracusa.
Nel luglio 2014 viene sottoposto a procedimento disciplinare dal Consiglio Superiore della Magistratura per condotta «gravemente lesiva dell’immagine di magistrato» nell’ambito dell’elezione del Procuratore Capo del tribunale di Catania, carica a cui aspirava, andata poi a Giovanni Salvi. È rimasto procuratore generale fino alla pensione nel novembre 2014.