L’Università Popolare di Leonforte ha discorso dei Li Destri

Era il 1852 e Giovanni Calogero Li Destri sposo di Nunziatina Bonsignore, figlia del primo sindaco di Leonforte, eletto fra gli eleggibili del Circolo dei nobili, acquistava patrimonio e titoli dell’ultimo Branciforti: il principe Giuseppe, mazziniano e iscritto nelle liste di proscrizione. Come Giuseppe pure Giovanni Calogero fu rivoluzionario e dopo l’unità d’Italia divenne sindaco del paese. I Li Destri diedero lustro al Palazzo nobiliare che era stato del fondatore e vivendo il paese con la costanza che faceva difetto ai Branciforti lo illuminarono di quella mondanità borghese che allora interessava solo l’urbanità cittadina. Giovanni Calogero muore nel 1886 e lascia quattro figli: il conte Salvatore, il barone Giuseppe, il cavaliere Giovanni e Giuseppina, sposa del duca di Misterbianco. I Li Destri dai Branciforti comprarono pure il diritto di patronato e sulla chiesa madre e sul convento dei cappuccini. Il diritto de patronato comprendeva fra le altre cose anche la prelazione sul transetto. Al popolo era preclusa la possibilità di occuparlo anche in momenti di calca anche i assenza dei titolari. La “gintuzza” poteva affittare le sedie stipate all’ingresso e disporsi nella navata centrale. Dei 14 figli del cavaliere Mauro disposti in fila e per ordine di nascita in marcia per la messa domenicale, al seguito dei genitori, molti universitari hanno0 dimostrato lucida memoria come dell’aspetto ieratico del canuto cavaliere erede de quel Calogero Giovanni e della nomea di “Palazzo Conte”non più Palazzo del Principe. I tre quarti dell’800 e la prima metà del 900 leonfortese fu determinata dalla volontà del Li Destri, che adattarono il Leone dello stemma al loro casato, un casato rampante e pronto ai mutamenti sociali e politici. Delle imprese del capo famiglia capace di riprendersi quello che Garibaldi gli aveva levato si è detto e si è ricordata pure la prepotente volontà di deporre il Vitanza, voluto dal vescovo ma inviso ai Li Destri, in quella settimana santa del 1902. Dopo la pausa pasquale le lezioni sono ricominciate e come sempre sono aperte a chi vuole abbeverarsi alla fonte del sapere mai saccente e sempre gradevole dell’Università Popolare.