Med fotovestival. Enrico La Bianca premiato al “Mediterraneo mare nostrum”

Negli anni ’80 Enrico La Bianca è attore con Antonio Maddeo. In “A festa” spettacolo di strada che gira tutta la Sicilia per qualche anno, in cui era il giullare, ad un certo punto saliva su un punto altissimo con un manichino vestito come lui dando la sensazione di perdere l’equilibrio. Poi, sporgeva il pupazzo per buttarlo giù tra le urla della gente. Un ruolo, dice “che ho poi trasmesso alle mie immagini. Sono tutte ambigue, mai risolte. Pongo domande ma non ho risposte. I concetti che mi piace raccontare vengono proseguiti da chi guarda”. Nella vita Enrico La Bianca si è sempre occupato di sport, pallavolo, parallelamente ha seguito i lavori della compagnia “Nuove proposte” di Antonio Maddeo, ma la fotografia ha avuto un ruolo sempre centrale”. Mi sarebbe piaciuto essere in grado di dipingere o disegnare, i miei zii Liborio e Mario Coppola sono stati veri artisti. Ho avuto sempre la voglia di rapportarmi con il mondo esterno e raccontarmi. La macchina fotografica, arrivò subito nella mia vita. Mio nonno, un visionario anche lui, mi regalò la prima macchinetta. Li ho scoperto che le cose che sentivo di vedere venivano fuori. Ho capito che il mondo si poteva raccontare in modo non documentaristico ma concettuale”. Nel 2015 un incontro particolare lo porta a realizzare un lavoro importante “dopo una lunga pausa dalla fotografia con cui non riuscivo a vivere economicamente, conoscere Cristina Fazzi mi ha aperto alla possibilità del reportage. Incaricato dalla sua Ong “Crescere insieme” sono andato in Zambia per documentare la sua attività ma più che altro per raccontare la vita dei bambini del luogo. Ho applicato il principio che mi ha sempre seguito in fotografia: parlare di quella realtà con toni leggeri senza mostrare sofferenze o malattie e senza nessuna denuncia solidale, ma parlando della quotidianità. Bambini che trovavo irrisolti come la mia fotografia. Nelle immagini del libro spesso i bambini ritratti sono mancanti di qualche parte del loro corpo. Non ho inserito nel fotogramma tutta la scena per come era ma vedendo bambini incompleti lì ritraevo per come erano. Incompletezza non legata a dolore o altro perché sono quasi tutti sorridenti. Sono prima di tutto bambini. L’ obiettivo che volevo raggiungere era cercare la bellezza dove apparentemente non c’era. Li ho ricevuto molto più di quello che ho dato. “Così nasce un libro “sulle ali della farfalla”editato da “gente di fotografia” una rivista internazionale di grandissimo livello, avendo ampia visibilità presente anche in vari festival internazionali di fotografia. Il ricavato è andato in beneficenza. “Quello che è stato fantastico di Cristina è stata la consapevolezza di investire denari, senza poterli riprendere, in un prodotto che fosse culturalmente importante è che rimanesse nel tempo.”Adesso – racconta La Bianca – mi sono veramente divertito a partecipare ad un contest fotografico indetto dal Med fotovestival, il più importante in Sicilia, che aveva per tema il “Mediterraneo mare nostrum”. Una mia foto si è classificata al secondo posto ed il 14 maggio ritirerò il premio alle ciminiere di Catania”.

Tiziana Tavella per La Sicilia