Università popolare Leonforte: “Tummina e carozza”

Leonforte. L’Università Popolare ha proseguito il discorso sulle riforme agricole. Il professore Nigrelli ha proseguito il discorso, iniziato lunedì scorso, con l’analisi sociale della Leonforte dell’ottocento. Una Leonforte legata alla terra in cui il circolo di Compagnia solamente, circolo fondato nel 1837,raccoglieva i momenti di impegno culturale e politico/sociale del paese. Ospitando titolati e alto borghesi. Nel 1881 nacque a Leonforte un altro circolo, il circolo degli Operai, che si proponeva il mutuo soccorso e l’acculturazione dei propri figli. Gli operai, soci del Circolo, rappresentavano la borghesia nascente fatta dall’aristocrazia dei lavoratori titolati che ambivano a differenziarsi dalla massa de “iurnatara” vincolati alla terra, declinata nella forma dell’economia di sussistenza e di autoconsumo e infelicemente impediti nell’ascesa sociale per le contingenti condizioni in cui versavano. Le classi paesane erano allora divisibili in: coltivatori diretti, possidenti, industriosi, gabelloti, sensali e raciuppara. Fra il sensale e il coltivatore diretto si insinuava l’affarista ossia chi speculando sul raccolto “illecito” rivendeva guadagnando. L’illecito raccoglitore era spesso il giovane figlio del contadino, che desideroso di effimeri piaceri quali il circo Bisbini, trafugava e rivendeva il paniere di olive o mandorle. La raciuppara, sempre donna, prendeva i frutti lasciati per distrazione o carità e solo dopo previo permesso e sempre lasciando un “pizzo” prima di lasciare il fondo. La riforma agraria che avrebbe dovuto fornire mezzi e infrastrutture arrivò solo dopo l’industrializzazione del nord e solo dopo che i figli dei braccianti avevano imparato quanto dura e anche ingenerosa può essere la gleba.

Gabriella Grasso