Al Castello di Nicosia le Troadi degli allievi del Liceo Classico “Fratelli Testa”

Si è svolto a Nicosia, nel Parco del Castello, uno spettacolo teatrale di notevole suggestione, a cura del Liceo Classico “F.lli Testa” di Nicosia: la rilettura e l’adattamento delle ‘Troadi’ Di Euripide; la tragedia, che fa parte di una trilogia, è arrivata a noi tramite l’Illiade di Omero e narra del dolore e dello smarrimento delle troiane dopo la caduta di Troia sotto l’assedio decennale dei Greci (a rappresentarli, unica figura maschile, la guardia: Claudio Maiuzzo).
La tragedia di Euripide è da sempre letta come esempio per scongiurare le guerre in tutte le epoche e, come recita Cassandra, “Chi ha mente sana eviti la guerra. La guerra è morte, tra vincitori e vinti, solo sciagure su sciagure…”.

L’opera giunge a noi dopo più di 2400 anni, dopo essere stata letta, rivista e rappresentata in ogni modo e circostanza, dopo essere stata monito e spauracchio per ogni intento bellico; ed è proprio così che gli studenti del Liceo Classico ce l’hanno presentata agli spettatori poco avvezzi alle liriche classiche.
La scenografia è pressoché naturale, il parco del castello si presta perfettamente alle rappresentazioni epiche e alle suggestive ambientazioni di genere. Insieme al prologo di Poseidone (voce: Giulio Russo, personaggio: Davide Fiscella) usato come sottofondo, vengono proiettate le immagini delle guerre del nostro Novecento, anche quelle ancora in corso, intimamente connesse alle parole altisonanti del dio che narra la caduta di Troia, a ricordare come ogni morte è sempre morte, ogni figlio morto è un figlio pianto dalla madre, come ogni città caduta è la caduta di popolo, e come oggi e ieri sono identici i motivi che scatenano guerre tra simili, guerre per l’oro, guerre per le egemonie.
Ad aprire le scene, l’ingresso di Cassandra (Rossella Di Paola) con un lungo monologo di denuncia, che evoca le gesta del suo popolo invaso dai Greci per una donna (Elena) e di quanto inascoltate siano state le sue profezie; adesso si dispera, e insieme a tutte le altre donne non le resta che attendere i capricci dei vincitori che faranno di loro, rimaste senza uomini, ciò che vorranno; e nelle parole della sacerdotessa come in quelle della regina Ecuba (Chiara Cammarata) e di tutte le altre figure di donne (Demostea: Flavia Russo, Polissena: Marta Di Costa, Andromaca: Arianna Sbriglione) risuona l’eco della sconfitta di un popolo sull’altro, del più forte che vede cadere il più debole sotto le lance.
Ma dalla tragedia si evince anche la grande dignità che le donne avranno nell’accettare il destino che le attende, ormai sole e spogliate di ogni dovere, saranno le ultime vittime della gloriosa Troia che mai più vide altrove rinascita, in virtù proprio dell’uccisione del figlio di Ettore, Astianatte, fatto precipitare dalle mura della città per porre fine alla stirpe della famiglia reale troiana.
Un pubblico numeroso ed incantato, ha visto svolgersi sotto i propri occhi, una delle opere più rappresentative del conflitto e delle conseguenze che lascia su chi resta; follia e delirio vengono accentuate dalle atmosfere illuminate di rosso per immaginare il fuoco che divampava su Troia in fiamme, ma anche a voler farci pensare al sangue versato in ogni guerra, della storia recente e passata.

“Il dono di vedere è capacità tutta umana, che il potere asserve, corrompe e tacita, a seconda delle convenienze”. (Cassandra, Le Troiane di Euripide 415 a.C.)


Dina La Greca