Enna. Luglio 1943 – Salta in aria la Polveriera del quadrivio “Misericordia”. Sessanta i morti e centinaia i feriti


Dopo qualche giorno dello sbarco in Sicilia degli alleati, i soldati tedeschi di stanza nel nostro territorio lasciarono la città unendosi, al Bivio Kamut, alle colonne motorizzate provenienti dalla parte occidentale dell’isola e diretti verso la piana di Catania. Trasferitosi altrove il comando della VI armata (Enna fu scelta come sede del comando militare a difesa dell’isola con a capo il generale Alfredo Guzzoni), anche il contingente italiano di stanza in città (ufficiali, graduati e soldati), lasciarono le caserme per “la ritirata strategica”. Pochi i soldati del regio esercito (la maggior parte riservisti) lasciati a presidiare le zone sensibili cittadine (distretto militare, edifici pubblici ecc.) In quei giorni d’anarchia, il caos regnava sovrano. La popolazione era disorientata, stanca ed affamata. Gli apparati civili e militari non riuscirono a mantenere l’ordine pubblico. Furono assaltati i magazzini militari dove ancora si potevano trovare viveri ed indumenti lasciati o dimenticati dai soldati in ritirata. Si registrarono saccheggi nei locali-depositi de “La Provvida” in via Roma e della “Colombaia”. Alcune forme di parmigiano furono portate via facendole rotolare lungo la via Vittorio Emanuele. Così la cronaca locale riferì la notizia: “Corre il popolino alla notizia che i magazzini lasciati dall’Armata sono aperti, e li svuotano in poche ore con alte grida, con risse feroci, con insaziabile avidità; tutti quei sacchi di farina, quei quintali di pasta, quelle coperte e quelle scarpe nuove sono piovuti come una manna sulla popolazione affamata, mal vestita e scalza …”. All’alba del 14 luglio 1943 un fortissimo boato e scoppiettii a ripetizione (sembrava ‘u jocufucu dà Madonna) si udirono provenire dalla vallata della Misericordia. Sia ad Enna che a Calascibetta le case tremarono e i vetri si frantumarono. In un baleno si sparse la notizia: “Hanno fatto saltare la Polveriera!”. Una vera tragedia si consumò quel giorno, con spargimento di sangue di uomini e donne. Non fu fatta saltare nè dai bombardieri alleati, né dai soldati tedeschi e italiani in ritirata. Così Nino Savarese ci racconta l’episodio nella sua “Cronachetta siciliana dell’estate 1943”(volume stampato da Franco Cesati Editore nel mese di settembre 1984 a Firenze e rieditato da Edizioni Trabant, 2016, nella collana ‘Pillole per la memoria’ e anche da Edizioni Papiro, Enna, nel 2009, in collana letteraria), a pagina 38, capitolo 24°: “La Polveriera della Misericordia, tra Enna e Calascibetta, non è stata fatta saltare dai nemici che non erano riusciti a colpirla con le loro bombe, ma dai borghesi. Subito dopo che fu abbandonata dai nostri soldati, una numerosa frotta di Calascibettesi, accordatisi tra amici e parenti, entrarono con le mule e con gli asini nei capannoni. Cercavano indumenti, provviste di viveri, carriole, chiodi, ferro. Ma specialmente, da contadini che erano in gran parte, i sacchi della polvere da sparo di buona e pesante olona. La polvere la lasciavano a mucchi qua e là. Una donna per aprire una cassa a colpi di piccone, fece scoppiare la prima scintilla: la cassa era piena di proiettili, e la polveriera saltò in aria, scuotendo i paesi vicini, mandando in frantumi gli ultimi vetri rimasti, causando nelle popolazioni uno spavento tanto più grande, quanto più oscuro ne appariva la causa”. Sessanta furono i cittadini di Calascibetta che perdettero la vita in quel disastro, molti i feriti. Nei mesi a seguire tanti ragazzi, imprudentemente, andarono a frugare tra le macerie di quei capannoni alla ricerca di bossoli di cartucce e ferraglia e molti di loro perdettero gambe e braccia per lo scoppio del materiale bellico residuo.

Salvatore Presti

(nella foto cartolina d’epoca: la vallata della Misericordia e Calascibetta visti dal terrazzo del Palazzo del Governo)

Articolo pubblicato nella Cronaca di Enna del Giornale di Sicilia l’8 luglio 2006.