Scuola. Enna: poche le immissioni in ruolo, 400 alunni in meno

Enna. Poche sono le immissioni in ruolo, pochissimi i trasferimenti verso gli istituti scolastici siciliani dal Nord Italia. Allo stato attuale è impossibile tornare nella provincia di residenza a causa degli organici ridotti e, di conseguenza, a frequentare i corsi a numero chiuso e a pagamento per il conseguimento della certificazione di insegnante sostegno, gestiti dalle Università siciliane. I rappresentanti sindacali contestano questo stato di fatto perché i trasferimenti sono stati fatti senza alcun criterio nella ripartizione. Questo stato di fatto ha generato disagi a coloro che da tempo, e sono la stragrande maggioranza, tentano di fare rientro in Sicilia attraverso un trasferimento o un’assegnazione provvisoria dando il via alla ricerca della “precedenza” sia per la 104 che per altre situazioni. Le criticità attuali, che di fatto impediscono il rientro presso la provincia di appartenenza, sono legate anche al fenomeno della desertificazione delle classi, basta considerare che in Sicilia, negli ultimi anni, si è registrato un forte calo di alunni, un dato che va in controtendenza rispetto a quello relativo agli allievi che necessitano di sostegno, il cui numero è invece aumentato. Basta considerare che in provincia di Enna ci sono 400 alunni in meno, quindi qualcosa come venti classi in meno. Molte le critiche nei confronti del Ministero della Pubblica Istruzione che ha illuso la maggior parte dei docenti con la promessa di un trasferimento in Sicilia, ma di fatto mantenendo gli organici “contingentati” e non considerando le peculiarità della scuola siciliana; si continua dunque a fornire un servizio scolastico di scarsa qualità, totalmente affidato alla buona volontà ed alla preparazione dei docenti e di tutto il personale della scuola. C’è anche un ‘altra negatività che riguarda gli Enti Locali i quali con i loro scarsi finanziamenti non permettono l’aumento del tempo scuola organizzando la refezione scolastica, continua a mancare il “tempo pieno” che poteva essere una possibilità per far rimanere gli insegnanti nella loro sede di residenza.