Alzheimer e diritti negati

Alzheimer e diritti negati
Al futuro Presidente della Regione.
Le norme sanitarie nazionali sulla malattia di Alzheimer prevedono un ricovero continuo nelle strutture di assistenza e cura pubbliche e convenzionate. In Sicilia, a seguito dello Statuto Speciale e della possibilità di adattare le leggi alle proprie peculiari esigenze, le norme di cui sopra sono diventate discrezionali e continuo è diventato “fino a”. Ai dirigenti sanitari delle Asp è stato per tanto demandato il compito di decidere e dell’accesso e della permanenza in struttura. Le graduatorie di accesso non sono consultabili dai richiedenti e il periodo di permanenza è variabile, capita inoltre che le dimissioni siano annunciate con uno stretto anticipo causando difficoltà enormi ai parenti del malato, impossibilitati ad adeguare per tempo il domicilio per le di lui necessità. L’assistenza sanitaria domiciliare è altresì caratterizzata da un lungo iter burocratico e possono passare settimane prima di ricevere le visite neurologico/geriatriche per l’avvio della richiesta di supporti necessari al malato. Questo succede in Sicilia. Questo succede nella ex provincia di Enna, dove esiste una struttura convenzionata efficiente a cui si accede tramite PUA (punto unico di accesso) presso il PTA di Leonforte: la RSA Villa Maria in cda Bafurdo, destinata a: anziani non autosufficienti, disabili e pazienti psichiatrici stabilizzati e necessitanti di assistenza e trattamenti sanitari continui. A Villa Maria un nutrito numero di malati di Alzheimer è stato recentemente dimesso, con grande disappunto dei parenti, che hanno presentato opposizione alle dimissioni ma che comunque si sono trovati a provvedere immantinente, ricorrendo a realtà assistenziali private. Premesso che lo Stato tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità (art.32 della Costituzione italiana) e che fra i livelli essenziali di assistenza (Lea) ai sensi dell’art, 54 della L. 289/2001, rientrano gli interventi di riabilitazione e di lunga degenza per non autosufficienti, come si spiega la differenza di prestazione sanitaria fra le diverse provincie appartenenti a una stessa regione? A Messina il periodo di degenza in analoghe strutture è assai lungo (tre anni). Ancora una volta incomprensibili dinamiche penalizzano la Sicilia, ma le leggi nazionali non dovrebbero prevalere su quelle regionali? I parenti del malato spesso ignorano che le dimissioni accettate senza opposizione formale escludono il malato dalla tutela completa e continuativa del Servizio Sanitario Nazionale salvo ricominciare il percorso di domande e attese. L’auspicio di chi assiste un parente affetto dal mostro di Alzheimer è che si estenda anche ai privati, carenti dal punto di vista delle sanitario/assistenziale ma necessari fra una dimissione e l’altra, la possibilità di accudire i richiedenti di oggi e quelli di domani essendo stata malattia definita: l’epidemia del secolo.

Gabriella Grasso