Padre Ferlauto è morto e lascia in eredità il futuro dell’Oasi da cui dipende anche il futuro di Troina

Troina. Padre Luigi Orazio Ferlauto si è spento nella tarda mattinata di oggi all’età di 95 anni. I funerali, che saranno officiati dal vescovo della Diocesi di Nicosia, mons. Salvatore Muratore, si svolgeranno giovedì pomeriggio.

Era nato a Troina il 2 luglio 1922. All’età di 7 anni sente la chiamata ad essere sacerdote. Dopo aver fatto la prima comunione, a chi gli chiedeva cosa avrebbe fatto da grande il piccolo Luigi rispondeva con sicurezza: “Mi farò sacerdote”. Nel 1933 andò in seminario a Nicosia. “I primi anni di seminario furono difficili, ma mi temprarono e mi allenarono al sacrificio”, racconta padre Ferlauto nella sua autobiografia “Sono un prete che crede in Dio”. Per un breve periodo nei primi anni quaranta, durante la guerra, frequentò l’Università Gregoriana di Roma e il seminario di Catania dove ci restò per un anno. Ritornato a Nicosia fu ordinato sacerdote il 1° luglio 1945 nella Cattedrale di Nicosia. A Troina celebrò la prima messa il 2 luglio 1945 nella chiesa dell’Immacolata. Come primo incarico gli fu affidato quello di coadiuvare il canonico Rizzo nella piccola chiesa dello Spirito Santo, la vice parrocchia di San Sebastiano impraticabile perché devastata dalle bombe durante la battaglia di Troina 31 luglio-6agosto 1943. Negli anni 1949 e 1950, dopo un viaggio a Lourdes, durante le giornate della Peregrinatio Mariae dedicate alla sofferenza, il giovane prete maturò l’idea di creare una casa per disabili. Da quest’idea nacque il 16 gennaio 1953 l’Oasi Maria SS srl. “Non ero medico – la professione che avrei scelto in alternativa – ma si sono ritrovato a gestire una realtà con tanti medici, paramedici e biologi grazie ai quali ho potuto sviluppare il servizio ai disabili ai livelli più alti”, amava ricordare padre Ferlauto. Dal 1953 è un crescendo e padre Ferlauto da prova di essere un’abile imprenditore, animato da una visone quasi profetica, che persegue obiettivi che sembrano impossibili. “E’ perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”, ammoniva Max Weber nel delineare le caratteristiche che deve avere un capo che si accinge ad una simile impresa. E quella tempra d’animo che deve avere un capo per reggere anche al crollo di tutte le speranze, padre Ferlauto ce l’aveva. Con un simile capo alla sua guida, l’Oasi Maria SS ha raggiunto importanti traguardi di rilevanza nazionale e internazionale: il riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, Centro di collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità nelle neuroscienze per la ricerca scientifica e per la formazione, socio della Rehabilitation che ha capo l’ONU, e il riconoscimento da parte della Regione di Centro di riferimento regionale. E’ di padre Ferlauto l’idea della Città Aperta – come amava spiegare ai suoi interlocutori – “dove i deboli convivono con i forti e dove i forti imparano a condividere con i deboli, dove gli anziani sono affiancati da giovani desiderosi di assaporare il passato che rischia di scomparire e dove questi anziani escono dalla solitudine, nella quale la vita li segrega, per sentirsi utili, dove ognuno è qualcuno da amare”. L’Oasi con l’Irccs e le sue società, fondata e costruita da padre Ferlauto nella sua lunga e spesso travagliata esistenza terrena, è una holding che ha una forte presa economica su Troina. Con le sue molteplici attività che spaziano in campi diversi, e talvolta distanti, non ha innescato processi di sviluppo economico in grado di autosostenersi. Ma realisticamente bisogna ammettere che Troina starebbe peggio di come sta, se non ci fosse l’Oasi. Che ne sarà dell’Oasi dopo la scomparsa del suo profetico e visionario, nel senso che aveva chiaro in testa quello che voleva, fondatore e infaticabile costruttore? Si chiude una lunga fase durata poco più di 60 anni e se ne apre un’altra non facile e piena di incognite di cui ancora non si vedono le direttrici di marcia. Si impone oggi con forza al centro del dibattito pubblico locale quella domanda che si sentivano fare nei primi anni ’90 del secolo scorso due studiosi attenti e scrupolosi di Troina, i sociologi Clifford J. Jansen (Sud Africa) e Anton J. Jansen (Olanda): “What will happen when he retires o dies? (Che cosa accadrà quando egli si ritira o muore?). Quel momento è già avvenuto e la domanda è diventata di drammatica attualità. Dalla risposta dipende il futuro non solo dell’Oasi, ma anche di Troina come paese con seri problemi di sviluppo.

Silvano Privitera