La resa dei conti. Leonforte: Parla il Sindaco Sinatra dopo bocciatura mozione sfiducia

Leonforte. E’ dal giorno dopo che si fanno i conti con le proprie azioni, si raccolgono e quantificano i cocci creati e disseminati, e se ne varrà la pena, si tenterà di ricomporli o di prendere atto che nulla potrà più tornare come prima, per adesso. Il poi, non esiste, è una chimera per rari sognatori, o un eterno ritorno per i più scettici professionisti del pessimismo.
Il giorno dopo la mancata sfiducia al Sindaco di Leonforte, Francesco Sinatra, è quello degli interrogativi, dei dubbi, nulla sembra essere cambiato eppure qualcosa è accaduto. Ne abbiamo parlato con il primo cittadino

Sindaco, la sua carica è stata messa in discussione. E’ stato accusato di incompetenza amministrativa. Come ci si sente all’indomani di una azione di sfiducia. E cosa porterà avanti del suo programma e cosa rimetterà eventualmente in discussione?
Non piace a nessuno essere destinatario di una mozione di sfiducia, la cosa mi ha amareggiato e avvilito parecchio. Le accuse che ho ricevuto bisogna anche capire da che parte provengono; chi lo ha fatto evidentemente aveva degli altri disegni per cui ha dato una lettura artificiosa agli avvenimenti.
Ritengo che per aver fatto l’amministratore tutto questo tempo: due volte l’assessore consecutivamente e tra l’altro l’unico assessore a essere diventato sindaco dopo una elezione diretta, evidentemente qualcosa col tempo l’ho dimostrata e di certo non attraverso pratiche clientelari; nel corso del consiglio comunale è emersa qualche contraddizione fra gli intervenuto, mentre uno diceva che utilizzavo pratiche clientelari per arricchire il mio elettorato, un altro componente dello stesso gruppo diceva che io avevo presentato una delibera con cui volevo ridurre i contributi alle famiglie, o io sono uno che utilizza l’elargizione di contributi per … o uno che con raziocinio porto avanti l’aziona amministrativa cercando di stare attendo a non colpire i bisogni della gente. Ciò non significa che si debba sprecare denaro. Noi non partecipiamo più da due anni al bonus socio sanitario perché rappresentava uno spreco per il Comune in quanto raddoppio delle assistenze che venivano date alle famiglie dei disabili che già percepivano altre sovvenzioni economiche. Abbiamo ridotto le unità del reddito minimo da oltre 400 a 180. Il comune sta facendo un percorso di risanamento economico e laddove noi ravvediamo che ci possa essere un margine di risparmio lo facciamo.
Sono contento mi sia stata data la possibilità di arrivare alla fine del mio mandato dove probabilmente io sono il primo a dire che non riuscirò a realizzare tutto quello che avevamo preventivato. Non dobbiamo dimenticare che Leonforte, nel 2012, è stata attraversata da un uragano che si chiama “ente strutturalmente deficitario” che condiziona particolarmente l’attività dell’ente sia in termini di risorse umane sia in termini di risorse finanziarie.
E questa presa d’atto di ente deficitario è avvenuta con una delibera di giunta emanata una settimana prima delle elezioni del 2013. Ci si è dunque ritrovati immediatamente a dover arginare i danni di un ente proclamato strutturalmente deficitario con 7 parametri su 10 negativi, e con un patto di stabilità non rispettato nel 2012.

Alla fine del 2013, in soli 6 mesi si è riusciti a ribaltare la situazione, recuperando il patto di stabilità e recuperando un decimo di bilancio, quindi lo squilibrio di bilancio conclamato al giugno del 2013 di 500 mila euro.
Noi come ente strutturalmente deficitario non possiamo muovere un dito se non previa autorizzazione del ministero dell’interno per quanto riguarda le risorse umane: vedi assunzioni, non possiamo dare incarichi esterni. L’ impegno per il risanamento economico e finanziario ci ha portato ad accendere un prestito con la cassa depositi e prestiti per l’anticipazione straordinaria di tesoreria e il fondo di rotazione di 4 milioni di euro a tasso zero per pagare debiti pregressi. E’ logico che tutto questo condiziona l’attività di una amministrazione e i programmi che ci eravamo dati. Respingo le accuse per quanto riguarda la spazzatura che è un problema che non riguarda solo Leonforte, e laddove, in provincia, è partita la raccolta differenziata ciò ha comportato non pochi problemi in termini di smaltimento e costi. Penso alle battaglie che dovremo affrontare per oggi atto amministrativo che verrà presentato, confido che i 7 cc, come già detto in consiglio, dialogando sappiano andare avanti.


Entriamo più nel merito della mozione di sfiducia che, arriva da una frangia del Pd: quella bersaniana ante Renzi, a sua volta diffidata da un’altra frangia, quella renziana. Lei stesso è stato PD, poi transitato all’Arca per fare ritorno al PD durante il suo mandato, unitamente agli assessori che PD ancora non erano.
Quanti PD ha il PD leonfortese?

Questa è una domanda importante che si dovrebbero porre gli organismi provinciali , regionali e nazionali. Il problema non è quanti Pd ha il Pd leonfortese ma quanti Pd ha il Pd ennese in questo momento perché purtroppo le riunioni di correnti che si continuano a fare, quindi  legittimare il frazionamento del partito, fa pensare che ci siano più Pd all’interno dello stesso e ciò non può continuare ad esistere.
Io ritengo che noi siamo del Pd , innanzitutto, poi faccio parte della corrente dei renziani. Sono stato eletto con l’Arca dopo essere stato defenestrato nel 2011 dal partito e non per un problema di tesseramento richiesto o rifiutato. C’è stato un atto politico consumatosi con la revoca della mia nomina, quindi una mancanza di fiducia del sindaco di allora a seguito di un direttivo politico che assunse questa decisione. Io sono e continuo a rimanere una frangia anti crisafulliana se così si può dire o una frangia anti bersaniana e non l’ho mai nascosto perché non ne condivido il modo di fare politica.
Se il Pd, come io sono fiducioso che sia, è quello composto da persone che hanno a cuore il bene della collettività senza guardare all’interesse personale io mi ci ritrovo.


Con quali prospettive politiche ripartirà dunque la macchina amministrativa?
Adesso qualcuno deve cominciare a fare  la propria parte, aspetto con serenità e pazienza la determinazione dei 6 consiglieri comunali proponenti la mozione di sfiducia, voglio capire domani cosa faranno: se abbandoneranno il Pd, se creeranno un altro gruppo consiliare , se rimarranno nel Pd, o se rimarranno nello stesso gruppo consiliare facendo finta di niente. Siamo tutti ancora Pd e quindi, loro saranno ancora Pd insieme all’amministrazione con il percorso condiviso che ne conseguirà, o, se l’intenzione è quella di differenziarsi faranno altre scelte e quindi non saranno più Pd?
Non so come andrà a finire. Dobbiamo tutti capire quale Pd portare avanti, quello dei carrozzoni, quello dell’incongruenza, quello delle cattedrali nel deserto o se, si vuole guardare ai bisogni della gente in maniera disinteressata e lontana dagli interessi personali?
Guardiamo un po’ oltre alla prospettiva locale. Il gruppo dei 7 cc che l’ha sostenuta in questa fase, quale posizione pensa assumerà nelle imminenti elezioni regionali?
Credo che la mozione di sfiducia abbia già tracciato un solco staccandosi da certi dettami provinciali, si potrebbe anche sospettare che si voglia distruggere tutto per poi abbandonare e traghettare verso un altro soggetto politico.
I consiglieri che non hanno votato la mozione, hanno tracciato il loro solco, che è quello di un partito che ha come segretario Matteo Renzi.


In tutte queste beghe interne la popolazione che ruolo ha nel dibattito e che fiducia può ancora riporre nella politica?
Abbiamo assistito a due giornate di consiglio comunale, dove la partecipazione del pubblico, purtroppo, è stata scarsissima e deludente; a parte gli addetti ai lavori, nell’aula consiliare non c’era nessuno, mi dicono anche che su streaming il punto massimo raggiunto sia stato di 16 unità di ascolto, questo significa che alla gente non interessa perché ha altri problemi cui pensare.
A questo punto rischiamo di venire travolti da quello che io chiamo “qualunquismo” perché orma siamo diventati tutti competenti in tutto, e tutti nella posizione di criticare gli altri, la cosa fatta bene è quasi una azione dovuta, per quella sbagliata piovono critiche pur non conoscendo, talvolta, l’argomento trattato.
Ormai ci poniamo nelle condizioni di poter dire la nostra, di pretendere il rispetto delle regole per gli altri ma le deroghe per noi ..
Ecco che amministrare una comunità diventa sempre più difficile per la normativa che diventa più complessa, per i disagi sociali che aumentano, ed anche, come nel nostro caso, per le difficoltà economiche e finanziarie che ci sono.
Io dico che purtroppo non ho soldi da spendere ma ho tempo da spendere. Se si ha la pazienza di aspettare si possono ingegnare delle soluzioni come è stato ad esempio per gli archetti pedonali che invece di essere stati acquistati, sono stati costruiti, a norma di legge, con i cantieri di servizio.
E alle soluzioni si arriva con la capacità, la conoscenza della macchina amministrativa e con l’esperienza. Noi i servizi non ce li posiamo comprare, ce li dobbiamo costruire.


Sindaco, un’ultima domanda, cosa vuole fare da grande!
Cioè se ci sarò la prossima volta oppure no? Non manco di ambizione e non nego che non mi sarebbe dispiaciuto pensare anche ad altro. Mi piacerebbe per senso di responsabilità, completare quello che ho iniziato perche io nella mia campagna elettorale parlai di un percorso virtuoso lungo molti anni.
Ed è necessario il rispetto delle regole, senza deroghe se le regole riguardano noi.
Al tempo stesso non nascondo che ho passato 5 anni pensantissimi sotto tanti profili anche dal punto di vista personale e umano, ho trascurato la mia famiglia e me stesso. E non so se potrei riuscire a sopportarne altri 5; purtroppo abbiamo qualche altro anno di crisi da affrontare a livello nazionale. E, qualora io decidessi di spendermi nuovamente per la cittadinanza, vorrei capire se essa stessa ha intenzione di impegnarsi di più. Il mio solo impegno non è sufficiente.
Mi riferisco in particolare al fatto che a Leonforte manca l’iniziativa privata, la volontà di scommettersi per il bene comune, l’associazionismo, il consociativismo. E’ come se non si riuscisse a stare insieme per portare avanti un obiettivo. Non basta che l’amministrazione, qualunque essa sia, faccia degli investimenti e interventi strutturali senza poi avere un riscontro. Il rischio è che si creino delle cattedrali nel deserto che non vengano poi vissute abbastanza, come il centro storico o i quartieri dormitorio. I servizi poi dove sono? Come distribuirli al meglio?


Cos’è il meglio quando i cocci hanno infranto un giocattolo, od un aggeggio forse già privo di forma e di senso dapprincipio, come raggiungere il meglio nel dialogo fra istituzioni, cittadinanza e politica senza che le pretese, le ambizioni o le mediocrità personali distruggano quanto faticosamente costruito?
Possono le cattedrali del deserto tramutarsi in oasi di sviluppo e prosperità?

Livia D’Alotto