Gianpaolo Mazzola, morto nell’incidente del bivio Kamuth, vivrà nei sei trapiantati ai quali andranno i suoi organi


Questo è uno di quei pezzi che mai avrei voluto scrivere per raccontare di Gianpaolo Mazzola, morto in un incidente stradale nei pressi del bivio Kamuth. Giampaolo però vivrà nei sei trapiantati ai quali andranno i suoi organi. E’ questo l’ultimo atto di generosità di un giovane che aveva la luce negli occhi. La stessa luce che oggi si vede nel figlio Pablo, 24 anni, che ha autorizzato l’espianto. I funerali si terranno domani alle ore 10,30 all’eremo di Montesalvo. Pablo e il padre, forse non ne avevamo mai parlato di un eventualità come questa. Ma quando il medico ha proposto di dare una mano agli altri con gli organi del padre, Pablo, nonostante la sua giovane età, non ha esitato. Gli organi, sei in tutto, sono stati espiantati dall’ARNAS del Civico di Palermo e andranno all’Ismet, sempre di Palermo, a beneficio di qualche paziente che da anni attende il trapianto. Giampaolo, apprezzato elettricista, stimato per la sua serietà ed onestà, amato per la sua solarità, era a bordo della sua moto quando si è scontrato con una macchina che usciva da un rifornimento di benzina. Ma per lui la vita aveva rallentato dopo la morte della moglie, Donatella, scomparsa appena dieci mesi fa, a gennaio, dopo una breve malattia. Una coppia unitissima che condivideva interessi e passioni, sfumate nel nulla. A fatica aveva stretto i denti e ripreso a sorridere, proprio per quel figlio, studente a Piacenza per il quale ormai Giampaolo viveva. Le sue condizioni, subito dopo l’incidente, erano apparse disperate. Nonostante il casco l’impatto aveva creato danni gravissimi. Prima la corsa alla volta dell’Ospedale Umberto I di Enna e poi Palermo, dove Giampaolo, in condizioni disperate, è stato trasportato prima di spegnersi, martedì mattina. Oggi pomeriggio, ad attenderlo erano in tanti a Montesalvo. Una luce sferzante, quasi primaverile, faceva a pugni con il buio dei cuori. Nella cappella all’interno dell’eremo è stata allestita la camera ardente. Alla guida della sua auto, subito dietro la macchina che trasportava il corpo, il cognato di Giampaolo, Francesco Maddalena, in un fiume di lacrime. Per lui Giampaolo era più che un amico, più che un fratello. Tanti gli amici, tra i quali una rappresentanza della confraternita dell’Addolorata, di cui Giampaolo faceva parte, che hanno voluto abbracciare i genitori e la sorella Francesca, tutti con gli occhi bagnati, per una morte che appare quasi un ingiusto sopruso. E mentre guardo la foto, sulla sua bara mi scappa un amaro sorriso pensando che adesso, Giampaolo e Donatella sono finalmente nuovamente assieme.

Pierelisa Rizzo