Enna: voto disgiunto ha punito severamente il centrosinistra con la maggiore emorragia di voti

Enna. Dal record di Elena Pagana che infrange il muro degli otto mila voti, a Luisa Lantieri che doppia se stessa, a Forza Italia che porta a casa un risultato migliore di cinque anni fa, ma c’è anche chi non sfonda. Numeri alla mano anche queste elezioni lasciano spunti di riflessione, dalle preferenze ottenuti dai singoli candidati, ai dati di voto disgiunto che ha favorito soprattutto il candidato presidente dei cinquestelle e punito severamente quello del centrosinistra dove si è registrata la maggiore emorragia di voti.
Tra i candidati ad un posto all’Assemblea regionale siciliana, le due elette, Lantieri e Pagana, hanno sbancato la concorrenza ma senza tuttavia fissare il record di preferenze che, dal 2006 a oggi, è detenuto da Galvagno (11.634 voti) e Termine (10.699) entrambi nel 2006. Se oggi Lantieri arriva a quota 7.827 nel Pd, cinque anni fa invece fu eletta con 3.485 grazie al buon risultato della lista Grande Sud mettendo all’angolo candidati con un maggiori numero di preferenze; rispetto a cinque anni fa Alloro (con una imponente fetta del partito contro di lui e schierata con Lantieri) ha invece perso 457 voti che, però, non sarebbero comunque bastata per superare la diretta concorrente. La loro corsa all’ultimo voto ha favorito di certo il Pd che senza un candidato forte avrebbe pure rischiato il seggio.
Ma andiamo a vedere quali risultati hanno ottenuto i singoli candidati partendo dalle liste di centrosinistra a sostegno di Fabrizio Micari. Nel Pd (14.707 voti di lista): Luisa Lantieri 7.825, Mario Alloro 5.421; Sicilia Futura (3.155): Paolo Gargaglione: 2.223, Sabrina Calcagno 762; Arcipelago – Micari presidente (976): Calogero Giadone 596, Mariella Tabita 20; Alternativa Popolare (647): Gera Destro 382, Gianluca Speranza 192.
Nel centrodestra che festeggia la vittoria del presidente Nello Musumeci per Forza Italia (9.949): Armando Glorioso 3.382, Gaetana Palermo 4.434; Idea Sicilia – Popolari e Autonomisti (4.584): Maria Catena Costa 971, Giuseppe Cuccì 3.458; Fratelli d’Italia – Noi con Salvini (3.434): Salvatore Barbera 1.221, Santa Lo Votrico 963; Diventerà Bellissima (2.350): Giuseppe Di Franco 885, Melania Scorciapino 909; Udc (1.687): Miriam Fanella 320, Sebastiano Lombardo 1.019.
Sbanca, com’era facilmente intuibile alla vigilia, il Movimento 5 Stelle (21.404 voti di lista): Giampiero Alfarini 4.465, Elena Pagana 8.110.
Risultato ritenuto soddisfacente dai responsabili per la Cento Passi per la Sicilia (2.153): Salvatore D’Angelo 319, Vasily Lotario 699.
Ed infine c’è la lista Siciliani Liberi (411): Maria Antonietta Pititto 121, Paolo Mandalà 158.
Se il dato delle preferenze è sotto gli occhi di tutti, ce n’è un altro che andava spulciato per essere meglio compreso ed è quello del voto disgiunto che c’è stato ed ha avuto anche effetti imponenti nella corsa alla presidenza.
A trarne maggiori benefici, cioè da liste spesso attaccate dai pentastellati, è stato Giancarlo Cancelleri che rispetto ai voti di lista, che sono stati 21 mila 424, ha ottenuto 8.143 voti in più sulla sua persona. Molto più staccato c’è invece Musumeci che ha ottenuto un +2.341 di preferenze in più rispetto alla coalizione di centrodestra, ma anche Claudio Fava marca un segno positivo perchè se la sua lista “Cento passi per la Sicilia” ottiene 2.153 voti, il candidato presidente ne pesca 3.596.
Chi paga tutto ciò? Ovviamente Fabrizio Micari del centrosinistra che addirittura prende meno voti della sola lista del Pd (14.707); il rettore dell’università di Palermo ha ottenuto 14.035 voti, 5 mila 450 in meno della coalizione.
La sfida gentile lanciata da Micari non è stata colta evidentemente per primo dai suoi stessi (mancati) sostenitori che hanno sparigliato i voti contribuendo a far ottenere a Cancelleri la migliore percentuale della Sicilia dopo Siracusa dove ha ottenuto il 43,2% rispetto ad Enna e provincia dove ha ottenuto il 41%. Essendo il Pd il partito più votato nel centrosinistra è anche quello dove, di conseguenza, si sono avute in maggior numero di schede con voto disgiunto.
Quasi cinquemila voti in meno sono troppi per dire che sia una forbice fisiologica, semmai sembra più essere un segnale di chi non ha condiviso la scelta del candidato presidente. Rispetto a cinque anni fa e seppur con l’apporto di una lista in più (all’epoca erano Pd, Udc e Megagono), il candidato presidente del centrosinistra ha ottenuto quasi il 3% in meno di quanto raccolto dal governatore uscente Crocetta che in provincia di Enna trovò 22.848 voti. Rispetto ad allora Musumeci ha invece ritrovato in provincia di Enna circa novemila voti in più. Pressocchè identico il voto della sinistra ennese perchè se cinque anni fa Giovanna Marano raccolse 3.532 voti (insieme con Italia dei Valori), oggi Fava ne ha trovati 3.596 segno che la fetta di votanti della sinistra è quasi sempre la stessa.

Un punto giallo nel cuore della Sicilia. Si è svegliata così la provincia di Enna nel post elezioni regionali e quel giallo è certamente il colore del Movimento 5 Stelle che, dopo oltre un decennio di dominio del centrosinistra, è riuscito a farsi spazio con la forza del voto.
Associare però il 32,7% ottenuto dal M5S solo alla protesta sarebbe un errore grave soprattutto per i partiti strutturati sul territorio, quegli stessi partiti che per anni sono stati capaci di macinare vittorie e che ora devono rincorrere ed anche a fatica. La provincia di Enna è stata la seconda miglior risposta per i pentastellati, seconda solo a Siracusa.
Non era difficile ipotizzarlo dopo che quella forza che per anni ha detenuto lo scettro di miglior partito, ossia il Pd, si è presentato alle elezioni lacerato dalle guerre fraticide. In due anni il Pd ha disperso il tesoro raccolto in tanto tempo e nonostante porti comunque a Palermo una deputata, la Lantieri, non può certo festeggiare perchè la sensazione è che dietro l’angolo ci siano nuovi scontri e l’ennesima resa dei conti tra democratici storici (Crisafulli e company) e renziani.
Su venti Comuni il Pd vince solo a Piazza Armerina e Valguarnera, mentre ad Enna insegue il M5S e lascia lontana FI. Risultati deludenti invece a Troina dove la lista prende appena 253 voti (6,7%) non giustificabili solo con la forte presenza della candidata del M5S perchè alla vigilia il sindaco Venezia si candidava a poter essere il valore aggiunto ma probabilmente la mancata candidatura ha avuto dei riflessi. Tra i flop anche Leonforte dove arriva quarto, Agira (terzo dopo M5S e Fi) e Nicosia.
Un Pd, dunque, che pur avendo ottenuto tra le nove province il miglior risultato, 22,4%, (facilitato dalla candidatura forte della Lantieri che avrebbe comunque attirato su di sé la preferenza) non può godersi il singolare primato visto che è sconfitto sul territorio dal M5S ed avvicinato da una rinata Forza Italia che in pochi mesi ha ricostruito una struttura che oggi la vede al 15,20% in provincia, prima del centrodestra dove torna in modo preponderante la ventata degli autonomisti (al 7%) ma anche il duo Fratelli d’Italia-Noi con Salvini, sotto la regia di Leanza, con il suo 5,2% si prepara a dire la propria.
Con questi dati gli scenari politici futuri sono incerti perchè il dato elettorale venuto fuori dalle regionali ridisegna una nuova geografia politica. Da un lato lascia una sinistra litigiosa che se va spaccata perde la leadership, dall’altra un centrodestra che, al contrario invece, se decide di stare unito può candidarsi ad essere la prima coalizione provinciale.
In mezzo i cinque stelle pronti a dare battaglia ad ogni elezione. I grillini sbancano ovunque ma non dappertutto come ad esempio a Piazza Armerina, Nissoria, Cerami, Sperlinga (comuni dove altri partiti avevano candidati locali) e Valguarnera, mentre a Pietraperzia, comune amministrato dai cinquestelle, vince ma non con risultati bulgari (16 comuni hanno fatto meglio).
Questa elezione, insomma, rimescola le carte ma c’è da starne certi che i prossimi saranno mesi infuocati.

I risultati delle elezioni regionali possono avere dei riflessi locali? Sì secondo i bene informati. Ogni elezione a cascata produce sempre dei riflessi ed anche questa volta non dovrebbe andare diversamente.
Il primo Comune ad aver messo in atto questa pratica è Aidone dove il sindaco Lacchiana ha azzerato la giunta pochi minuti dopo la chiusura dei seggi “per riorganizzare l’assetto amministrativo in vista di imminenti eventi positivi per la nostra comunità”. Parole, queste, che hanno fatto storcere il naso perchè intese più come una delegittimazione del lavoro fatto.
Passiamo ad Enna. Qui c’è da sciogliere il nodo del vice sindaco, delega non ancora assegnata in attesa proprio delle regionali, un discorso tutto interno al centrodestra (Ferrari/Colianni) che adesso dovrà decidere e sul tavolo è certo che verranno messi i risultati elettorali. Ma all’interno della giunta si attendono anche altri movimenti e questa volta a sinistra in casa Sicilia Futura dove l’ex vice sindaco Girasole, rimasto in carica da assessore al bilancio, adesso potrebbe davvero concludere il mandato prima di Natale o comunque dopo le variazioni di bilancio. Scalpita al suo posto Paolo Gargaglione, da oltre un anno in stand-by, reduce da un ottimo risultato alle regionali che lo accredita. Nessuno strappo in vista, invece, con la consigliera Palermo di Forza Italia.
Ad Agira Maria Greco non ha visto il Pd sfondare e questo potrebbe portare gli oppositori interni a chiedere di aprire un ragionamento se non per l’immediato per il futuro visto che il 2018 sarà l’anno del ritorno alle urne. Accadrà anche a Piazza Armerina, dove l’area renziana del sindaco Miroddi non ha ottenuto un buon risultato, così come a Troina dove Venezia dovrà prima chiarire con il partito la sua posizione.
Occhi puntati pure su Leonforte con Sinatra anche lui tirato in ballo per i risultati del Pd nel suo comune. A Centuripe Elio Galvagno ha sposato il progetto che si è poi rivelato vincente, quello di Luisa Lantieri, che lascia pensare anche ad una sua ricollocazione dentro il Pd. Appare forte la posizione di Draià a Valguarnera, unico comune dove il Pd ha vinto pur non avando un candidato in corsa. A Nissoria, infine, Glorioso, rieletto da pochi mesi, proseguirà tranquillo forte dell’ampio consenso ottenuto alle regionali.