Presta 500 lire al Partito Comunista con promessa che saranno rimborsati, eredi fanno causa e Pd deve 21 mila e 300 euro

Presta 500 lire al Partito Comunista Italiano con la promessa che saranno rimborsati, ma in realtà non avviene e così gli eredi fanno causa e ottengono che sia il Pd a dover porre rimedio versando 21 mila e 300 euro.
È l’incredibile storia che coinvolge il Pci, il suo tesserato Gino e la figlia di quest’ultimo, Stefania, cinquantenne, casalinga, originaria di Sondrio ma residente ad Enna. Andiamo però con ordine per spiegare cos’è accaduto e torniamo indietro nel 1946 e più precisamente l’1 marzo di quell’anno.
Quando cioè il signor Gino, allora 50enne militante di sinistra, decise di sottoscrivere una obbligazione (segnatamente un prestito a premi) con l’allora Partito Comunista italiano per la somma di 500 lire, certamente una cifra ragguardevole per l’epoca in considerazione del fatto che il Paese stava pagando il salato conto della Seconda Guerra Mondiale.
“Per la Vittoria della Democrazia” è la frase a caratteri cubitali che campeggia sul certificato numero 529281 (che comprende cinque cartelle), il simbolo con falce e martello al centro a dividere la scritta “Prestito a Premio” e la somma pagata ossia 500 lire. Aspetto di non meno importanza l’avviso scritto sotto: “L’importo di queste cartelle sarà rimborsato al pari senza interessi entro il 31 dicembre 1949 al sottoscrittore o ai suoi eredi legittimi o testamentari”. Ed in calce la firma del segretario del Pci di allora, Palmiro Togliatti.
A raccontare la storia è l’Agitalia, l’agenzia si occupa del recupero, attraverso azioni legali stragiudiziali e giudiziali, di titoli bancari e postali nonchè di titoli di Stato e simili mai riscossi attraverso la consulenza e l’opera di un pool di professionisti esperti in diritto bancario, commerciale e tributario.
Quel premio come si può intuire però non venne mai incassato e quei documenti andarono smarriti almeno fino a quando la figlia Stefania rovistando tra gli oggetti del padre nella casa degli avi, ha ritrovato quei titoli di credito insieme a tanti altri vecchi ricordi di famiglia.
I titoli sono così stati fatti stimare da un consulente che ha calcolato, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, dal 1° marzo 1946 a oggi una cifra creditoria di 21 mila 300 euro e affidato ad Agitalia (agitalia@virgilio.it) l’incarico di recuperare quel denaro dal Pd che subentra a tutti gli effetti giuridici nel rapporti debitori e creditori del Pci dell’epoca. Per il Pd insomma oltre al danno dell’essere accusato oggi di essere lontano dalla sinistra, anche la beffa di doverne pagare i debiti.