Leonforte, all’Università Popolare il tema principale è stato i “Picciddata”

L’Università Popolare di Leonforte va in vacanza con l’impegno di prepararsi alla Giornata della Memoria, a partire dal ritorno del re fuggiasco. La lezione di lunedì si è aperta con il ricordo di Rosario Muratore, scomparso all’età di 97 a Novara. Docente e preside dell’Istituto Tecnico Commerciale Mosotti, Muratore è stato uno degli esponenti più in vista del PCI negli anni 70, dopo essere stato internato in un campo di prigionia per ufficiali in Germania durante l’ultima guerra per non aver aderito alla Repubblica di Salò. A lui è legata l’attuazione nel novarese della legge Basaglia e sua per diversi anni fu anche la direzione dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara. Dei Picciddata ha poi parlato il professore Nigrelli, i dolci del Natale paesano. I Picciddata necessitavano di un lavoro lungo un anno. Si cominciava con la semina di un particolare tipo di grano, la majorca: basso e con una spiga senza reste. Si proseguiva con il civu fatto di mandorle, fichi e uvetta passa raccolti questi ultimi e essiccati in canne appese al tetto. Giunti a dicembre si sarebbero prima schiacciate le mandorle, conservandone la buccia per il forno e poi triturate con il murtarieddu. “Ma di preciso la ‘ntrita cos’è” chiede a questo punto la professoressa Maria e l’assemblea a una sola voce risponde “la mandorla” la scorcia è invece la buccia. Questa ultima fase coinvolgeva tutta la famiglia, bisognava impastare, stendere la foglia, formare i dischetti e riempirli aggiustandoli con il tagliapasta. Curando di separare quelli fatti dai bambini dagli altri. Sistemati i picciddata nelle leccarde o lanne, che in quei giorni facevano il giro del vicinato precedentemente accordatosi per i giorni d’uso, si infornava. E il quartiere veniva inondato dal profumo dei picciddata del zia ‘Ntonia e della cummari Prizzita, che nella notte del 24 uscivano i durci per offrili ai cantori delle novene che concludevano i nove giorni con il detto: “la nuvena l’amu cantatu/ li dinari e lu picciddatu”. I dolci avevano breve durata generalmente e già nel salutare il nuovo anno usava dire: “ bon capudannu bon capu di misi/li picciddata unn’è ca su misi?” Auguri e buone feste.

Gabriella Grasso