Enna. Un Natale tanto “luminoso” ma poco “illuminato”

Enna. Un Natale tanto “luminoso” ma poco “illuminato”
di Massimo Greco

Dicembre è tradizionalmente un mese in cui si misurano tanti aspetti della vita sociale ed economica di una comunità. E forse è anche per questo che le Amministrazioni comunali cercano di movimentare l’atmosfera attraverso iniziative di vario genere. Il Comune di Enna non ha mai brillato per iniziative natalizie ma quest’anno si registra un’inversione di tendenza che merita di essere sottolineata, se non altro per analizzarne meglio le ricadute politiche e sociali. Che vi sia un certo dinamismo nell’azione di governo del Sindaco Di Pietro nessuno può negarlo, così come nessuno può negare che all’interno della squadra assessoriale ci sono almeno tre componenti che corrono con una marcia in più. Se ne facciano una ragione gli oppositori interni ed esterni al Consiglio comunale. Da qui a parlare di ripresa economica e sociale al pari di quanto fanno quotidianamente Gentiloni, Renzi e Mattarella riferendosi al sistema Paese ne corre. E la differenza non è solo sulla consistenza degli indicatori economici ma, soprattutto, sulle caratteristiche di ogni singolo territorio. Solo i territori che hanno fatto “i compiti a casa” negli ultimi venti anni potranno pensare di prendere il treno della ripresa e non certo quelli, come il nostro, in cui le poche politiche pubbliche sono state piegate ad interessi di parte se non addirittura personali. Al netto della sola Università Kore, i cui effetti benefici sul territorio si misurano ancora oggi solo in termini di indotto, nulla è rimasto di quel “modello Enna” che veniva sbandierato negli anni 2000 se non qualche capannone a Dittaino abitato da topi e cani in cerca di rifugio. Basterebbe citare la fallimentare esperienza del “Patto territoriale”! E tuttavia, la colpa non è imputabile alla sola classe politica di quello che doveva continuare ad essere il capoluogo di provincia ma di una classe dirigente più vasta che comprende sia il livello regionale che quello statale. Di un problema complesso e strutturale come quello rappresentato dalle “aree interne” della Sicilia se n’è infatti parlato solo negli anni ottanta con una apposita normativa approvata dall’ARS. Da allora, nessuno – se non in qualche occasione accademica – ha più avuto la sensibilità, e forse la capacità, di riaffrontare il tema della “aree interne”. Ora, in assenza di mirate politiche volte a promuovere sviluppo locale in queste parti del territorio più esposte allo spopolamento e alla progressiva desertificazione sociale ed economica è difficile, se non impossibile, pensare a sostenibili forme di ripresa. Le azioni di resilienza in un territorio vanno certamente stimolate da chi amministra le Istituzioni locali ma anche animate dalle forze sociali, dagli operatori economici, dagli uomini di cultura e soprattutto da quei giovani che, loro malgrado, sono stati costretti a trasferirsi nelle città metropolitane europee per studiare e per trovare occupazione. Ad un Natale più “luminoso” avremmo preferito un Natale più “illuminato”…..