E’ tornata a Brescia, la moglie di Salvatore Bonferrato, il cieco, fisioterapista di Regalbuto

E’ tornata a Brescia, la moglie di Salvatore Bonferrato, il cieco, fisioterapista di Regalbuto che aveva scritto al Ministro dell’Istruzione e al presidente della Repubblica per chiedere che la sua consorte, maestra di scuola primaria, venisse trasferita in Sicilia.. Salvatore, poco più che quarantenne, cieco da oltre 23 anni a causa di una malattia, è dovuto tornare a casa a vivere con gli anziani genitori. Nei mesi scorsi il fisioterapista aveva scritto al ministro Fedeli chiedendo di trovare per la moglie, una sede più vicina che consentisse a Salvatore di vivere quella dimensione di famiglia da lui tanto coltivata. Poi aveva scritto al presidente della Repubblica Mattarella che a sua volta aveva inoltrato la missiva di Salvatore al Provveditorato agli studi di Enna, che in verità di lettera ne aveva già ricevuta una senza alcuna risposta. Ma neanche in questo caso il provveditore ha dato risposta. L’unica cosa che era successa da ottobre ad oggi è che il provveditore è stato sostituito. Ora al nuovo provveditore , che è una donna, Patrizia Fasulo, ha scritto anche l’Unione Ciechi, tornando a chiedere che vengano verificate le concessioni della 104, la legge che permette ai familiari di persone affette da disabilità di lavorare, vicino casa per usufruire anche di qualche giorno di congedo per potere assistere i propri cari. “Chiediamo di fare chiarezza sul mancato incarico alla maestra Miraglia Giuseppa in una sede scolastica del territorio di Enna – scrive il presidente dell’Unione Ciechi, Santino Di Gregorio – precludendole di poter assistere il proprio coniuge, non vedente assoluto”. E Salvatore non si arrende,. Alla partenza della moglie per Brescia torna a scrivere al presidente della Repubblica, Mattarella”. Quello che più mi rammarica è che un Ufficio Statale quale l’Ufficio scolastico non si degni neanche di dare una, seppur minima, risposta alla mia richiesta, nonostante i solleciti da parte del Suo Ufficio – scrive Salvatore nella lettera a Mattarella – . Mi sento profondamente oltraggiato da questo comportamento in quanto cittadino di questa meravigliosa Nazione ma che nel momento di difficoltà viene completamente dimenticato e abbandonato a se stesso.
Non mi permetto di pensare che ci possono essere state irregolarità nelle assegnazioni provvisorie o che i problemi degli altri siano inferiore ai miei ma vorrei, sommessamente, rappresentarLe che le condizioni di un non vedente sono, talvolta, di completa frustrazione in quanto dipendiamo in tutto e per tutto da altri. Dal mese di ottobre sono dovuto tornare ad abitare, nuovamente, con i miei anziani genitori rinunciando, quindi, al calore di una famiglia che avevo pensato di potermi formare assieme a mia moglie”.
Pierelisa Rizzo