Crisafulli: “Chi vuole votare vota, chi non vuole votare non vota”. Ovazione per Fabio Venezia all’auditorium della Kore

Le scosse, più o meno intense, ci sono da settimane. Da Palermo ad Agrigento, passando per Caltanissetta e TrapaniMa il terremoto, quello vero, parte da Enna. È lì che Renzi si è fermato. Ed è nella città di Mirello Crisafulli che tutti i dirigenti dei circoli si sono autosospesi, aggiungendosi ai quindici consiglieri comunali(su trenta componenti dell’intero consiglio comunale) della città che lo hanno fatto nei giorni scorsi.
Questa l’intervista all’ex senatore Mirello Crisafulli da parte de Il Gazzettino di Sicilia:

Crisafulli, e adesso?
“Adesso? Niente. Chi vuole votare vota, chi non vuole votare non vota”.

Eh, proprio niente non è, se un’intera classe dirigente si autosospende.
“La classe dirigente, compreso il gruppo consiliare. Le scelte mica le ho fatte io, le ha fatte Renzi. Lui ha scelto di azzerare tutte le differenze interne al partito. E ora se ne assume le conseguenze”.

Sì, ma adesso come si torna a far dialogare le due anime del partito?
“Il dialogo deve ripartire dal segretario. Se non si attiva, succederà a Enna quel che sta succedendo nel resto d’Italia”.

Cioè?
“Fino a ora abbiamo ragionato in termini diversi, ma se le cose continueranno così, oggi è autosospensione, domani la gente andrà via dal partito. Questa è una federazione abusivamente commissariata da 3 anni e non c’è verso di farci fare un congresso”.

Pensa che quella del 4 marzo sia la cronaca di un disastro annunciato?
“Io non faccio il mago. Certo, da quello che dicono i sondaggi, pare che in Sicilia non scatti neanche un seggio nel maggioritario”.

Insomma, chi ha operato le scelte dovrà assumersene le conseguenze.
“Orlando, Faraone, sono loro che hanno portato l’idea del civismo dentro il partito, tagliando fuori il resto”.

Insomma, il modello Palermo non funziona?
“Il modello Palermo funziona a Palermo se c’è Orlando. Se non c’è Orlando, manco a Palermo funziona. Orlando ha dalla sua la capacità di saper aggregare, ma nel suo mondo”.

Insomma, i partigiani del Pd fanno proseliti.
“Io non sono un partigiano, ho il problema di un partito che non è più quello di un tempo”.

Lei dice che in molti andranno via. Dove?
“Sono scelte private, individuali”.

E lei, a livello personale, in che direzione guarda? Liberi e Uguali?
“Mah… anche Liberi e Uguali… se la logica è quella che abbiamo visto in queste elezioni, è troppo marcata. Così com’è, preferisco restare a casa. Non è che non ho niente da fare. La verità è che questo è un partito che così com’è non mi rappresenta. Io sono abituato a discutere con tutti e poi prendere le decisioni. Le posso assicurare che non è andata così. E sinceramente capisco l’insofferenza della gente nei confronti di questo partito”.

È vero anche che molti siciliani sono chiamati a votare per la terza volta in dieci mesi.
“Ma mi pare che una buona metà si sia riposata. Certo, poi ci sono quelli che sono andati a votare”.

Cosa non ha funzionato?
“C’è insofferenza perché l’offerta politica è quella che è. Dovevamo dire per forza che offrivamo la discontinuità rispetto a Crocetta e alla fine non siamo riusciti a salvaguardare niente di quello che avevamo fatto. Come se non bastasse, poi abbiamo chiesto a Crocetta di farci le liste. Insomma, quando c’è un papocchio, la gente si stanca”.

Insomma, è difficile che lo strappo possa ricucirsi.
“Renzi ha deciso che la sinistra nel Pd non serve, si crede già abbastanza a sinistra lui. A occhio non vedo margini. Né penso che Renzi sia uno che ha la capacità di prendere atto di una difficoltà che c’è nel partito”.


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Audiutorium Kore gremito e standing ovation all’apertura della campagna elettorale di Fabio Venezia

Defiscalizzazione delle aree franche montane e ammodernamento delle infrastrutture i primi due impegni del candidato alla Camera per la prossima legislatura

“La mia candidatura non nasce dall’alto, ma è nata nella sofferenza, nell’ostracismo e nelle difficoltà, maturando e raccogliendo giorno dopo giorno il vostro sostegno autentico, genuino e generoso. Il nostro obiettivo è quello di rappresentare il nostro territorio e, questa, è un’occasione storica per dare voce a questo lembo di terra al centro della Sicilia spesso dimenticata, alla prese con difficoltà ereditate, che si susseguono da anni, ma che ha voglia di speranza e di riscatto”.
Fabio Venezia, candidato alla Camera dei Deputati alle elezioni del 4 marzo prossimo, ha così esordito ieri sera all’apertura della campagna elettorale all’Università Kore di Enna, dopo la standing ovation con cui è stato accolto da auditorium gremito di partecipanti, in cui, tra gli altri, sono intervenuti anche il capo gruppo all’ARS del Pd Giuseppe Lupo, le due candidate al Senato Anna Maria Petitto e Teresa Piccione, il sottosegretario Davide Faraone e la neo parlamentare regionale Luisa Lantieri.
Il sindaco di Troina, nel ringraziare i presenti per la grande mobilitazione, in un momento di difficoltà e di scarsa fiducia per i militanti, i cittadini, i simpatizzanti e i dirigenti dei partiti, ha evidenziato la necessità della scelta di un rappresentante del territorio, che si faccia portavoce delle problematiche delle aree interne, delle infrastrutture e dello sviluppo, a cominciare da misure straordinarie che diano forza a chi investe e che invertano la triste piaga dello spopolamento e dell’abbandono.

“Non possiamo vivere di economia assistita – ha proseguito Venezia – né di una politica fondata solo sulla gestione della spesa pubblica e dell’esercizio del potere. Occorre innescare nuovi e virtuosi meccanismi di economia, di produzione e di valorizzazione delle nostre eccellenze e dei nostri beni culturali, che creino un nuovo modello di sviluppo. Il mio primo impegno, sarò quello di sensibilizzare la prossima legislatura all’applicazione di regimi fiscali agevolati per le aree franche montane e al miglioramento di un’infrastrutturazione che non può consentire alcuna costruzione e sviluppo”. Non una battaglia individuale, quella sollecitata dal primo cittadino dunque, ma quella di un popolo che non si è rassegnato, ma che chiede speranza, futuro e un cambiamento vero, che necessita di fatica, impegno, dedizione, ascolto, passione e determinazione. “Non abbiamo apparati di potere che ci sostengono – ha concluso Fabio Venezia – , né lobby, né potentati, né risorse economiche, ma una sola forza che siete voi. Se uniremo le forze e combatteremo questa battaglia tutti insieme, il 5 marzo scriveremo una nuova pagina di storia e costruiremo un futuro diverso e migliore per noi stessi, per il nostro territorio e per i nostri figli”.