Posteggi nordici a Leonforte

A Leonforte si respira aria di continente. Le strisce blu, che pochi introiti hanno apportato alle casse comunali, sono state affittate a una azienda del “norde”. L’azienda per i cinque anni venenti ne usufruirà a proprio piacimento. Si pensa che all’anno le strisce possano portare un introito di 100mila euro e se la cosa funziona si potrà estenderne l’affitto per altri cinque anni ancora. A febbraio il consiglio ha votato favorevolmente e ora si comincerà con l’istallazione di parchimetri, assunzione di ausiliari al traffico e una serissima applicazione della sosta. Basta con “torno subito, giusto il tempo del cafè” o “un minutino” o “dieci/venti minuti e la tolgo”. Il paese ha iniziato un cammino di civiltà a partire dalla Catena e ora, a scendere a scendere, arriverà fino alla Granfonte dove per la primavera imminente sbocceranno in ogni verone giardini pensili e tetti in fiore.
La privatizzazione della sosta porterà enormi vantaggi in termini e culturali e sociali e economici. Si rigenererà il paese tutto fino a modificare l’immagine, aumenterà l’inclusione sociale e il dialogo interculturale. Si diceva già oggi “o chianu a scola” dove, per il carnevale sono stati piantati fusti di “ardichedda”. E nella dirimpettaia piazza Carella, un unicum: “disco sbilenco di tufo arenario che non trova pace”. Lo si era avvistato qualche mese addietro in piazza Margherita, poi più nulla e oggi è riapparso in forma instabile. Terrà? Boh! Qualche rozzo aveva gridato “mamma gli alieni”, ma gli arredi analoghi distribuiti “ad muzzum” nel resto dello slargo hanno rassicurato i più. Pare trattarsi dei pezzi avanzati dal salotto che fu piazza Margherita, ora di nuovo posteggio per i fruitori dei “clubs” ivi allocati. Quadrupedi erranti se ne vedono in ogni dove di piccola e grande taglia, soli o accompagnati e pure di istallazioni di ferro con plastica arancione il paese abbonda. Il loro utilizzo era sembrato a molti incomprensibile, addirittura pericoloso, ora però si è capito che tutto era finalizzato all’acquisizione di una singolarità ineguagliabile. “Quale Casale, quale Asaro!”. Di sublimi maestri perfetti il paese abbonda e quindi cultura e affini ne possiamo spacciare a iosa, in tutte l’ore del giorno e della notte. Che manca? Niente! Venite cervelli in fuga che il paese è pronto ad accogliervi.

Gabriella Grasso