Biblioteca Enna. Majakovskij – Mostra di illustrazioni di Guglielmo Manenti

Dal 19 al 23 febbraio presso la Biblioteca comunale di Enna si terrà la mostra Majakovskij e la rivoluzione russa dell’illustratore Guglielmo Manenti. L’evento è organizzato dall’associazione I Zanni, in collaborazione con la Biblioteca comunale. La mostra si aprirà lunedì 19 alle ore 17,30 con la presentazione curata dallo stesso Manenti. L’artista, nato a Scicli nel 1976, è illustratore, pittore e regista di film d’animazione, e si è formato a Bologna, Londra e Berlino. Ha esposto le proprie opere in mostre personali e collettive dal 1996 ed ha realizzato illustrazioni per diversi libri in Italia (fra l’altro la prima versione a fumetti italiana dell’“Ulisse” di Joyce) e all’estero (Verlag  Franckh “Gedanken aus Schwerkraftland” mit Texten von Alexander Graeff e Klett); inoltre collabora come disegnatore con numerose riviste e pubblicazioni, cercando di coniugare le proprie attività artistiche con l’impegno politico e sociale. Nella mostra itinerante dedicata al poeta russo Majakovskij per i 100 anni della rivoluzione russa, Guglielmo Manenti conduce lo spettatore attraverso un racconto fatto di illustrazioni in bianco e nero alternate al rosso, lavorate con fitti tratteggi a china nelle quali il pennino sembra scavare nel bianco del foglio. Un volo visuale fatto di flash temporali che da sprazzi su universi interiori tratti dalle poesie del poeta russo muovono a delle scene di massa in piazza, citando immagini storiche, parte dell’immaginario collettivo sulla rivoluzione in Russia, creando un personale percorso nelle visioni di uno dei maggiori poeti russi del Novecento. Nei lavori di questa mostra si nota tutto l’amore dell’artista per la grafica di quel periodo, per le inquadrature che rimandano a tanti film d’avanguardia (Vertov, Eisenstein, Pudovkin), ma anche a tanti disegnatori satirici sovietici come Boris Efimov e il gruppo Kukryniksy.

Majakovskij si fece portatore, insieme ai cubofuturisti e ai gruppi d’avanguardia artistica degli inizi del secolo passato, delle nuove istanze di quello spirito di rivolta che porta un popolo al cambiamento, sommando a questa missione etico-politica un nuovo modo di scrivere, fatto di frasi brevissime e spezzate, come se fossero urlate, e coniugando una sintassi vicina alla propaganda politica e all’estetica tipografica futurista. Il poeta si fa portavoce della rivoluzione con tutte le sue forze, partecipando in tutta la sua poliedricità come scrittore, grafico, attore e pittore di cartelloni ed anche polemista sui giornali dell’epoca, diventando in tal modo egli stesso un simbolo della rivoluzione. Ma nel suo destino troviamo tutte le contraddizioni dell’evoluzione storica di questo sogno sociale, che, dopo l’esaltazione iniziale, porterà il poeta a vivere una fase di lotta contro il ristagno collegato ai nuovi equilibri burocratici post-rivoluzionari, con difficoltà esistenziali sempre maggiori, che poi nel periodo dello stalinismo lo porteranno a suicidarsi. Un suicidio che diventerà un segnale inarrestabile di un malessere sempre più crescente che dalla disperazione personale diventa grido di una condizione che coinvolge tanti scrittori e artisti scomodi al regime che finiranno nei gulag sovietici.

Nella stessa serata di Lunedì verrà presentato il libro I dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed nella nuova edizione per i tipi Nulla die di Piazza Armerina. A presentare il libro sarà il gruppo del CSP di Catania che ne ha curato la prefazione. John Reed arrivato a Pietrogrado assieme alla moglie Louise Bryant poche settimane prima della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 per conto della rivista politica “The Masses”, è testimone di eventi che davvero – come recita l’efficacissimo titolo del suo reportage – stanno cambiando il mondo per sempre. Nel libro, scritto nel 1919 in dieci giorni e dieci notti di barba lunga e caffè forte, la cronaca degli eventi procede con tale intensità da sembrare fiction: il racconto è continuamente intervallato da brani di discorsi, citazioni da articoli giornalistici, interviste ai protagonisti e questa pluralità di voci che si accavallano rende alla perfezione il clima convulso dell’autunno 1917, il procedere caotico e incontrollato della rivoluzione. Scelto da Elio Vittorini nel 1946 per inaugurare presso Einaudi la Biblioteca del mitico Politecnico e portato sul grande schermo da Sergej Ėjzenštejn, Warren Beatty e Sergej Bondarčuk, Dieci giorni che sconvolsero il mondo (la maggior parte delle edizioni ha il titolo senza la i iniziale) è una lettura appassionante e incalzante. Reed non si avventura in analisi storiografiche o discorsi di ampio respiro, si “accontenta” di rendere una testimonianza. Nonostante sia evidente la sua simpatia per i bolscevichi, non si ha mai l’impressione dell’agiografia e il racconto resta sempre onesto e diretto: ecco perché è ritenuto un vero classico del giornalismo. Una curiosità: in tutto il libro, Stalin è nominato solo due volte. Non la prese affatto bene.

Infine, sempre lunedì 19, assisteremo alla proiezione del video Lenin sull’Etna di Zoltan Fazekas e Sebastiano Pennisi, i quali rendono omaggio all’artista ungherese Balint Szombathy che,il primo Maggio del 1972, insieme ai suoi amici, marciò intorno a Budapest portando un cartello con l’immagine di Lenin. Ancora non era possibile ad alcuno, nemmeno agli artisti, ostentare il proprio punto di vista o posizioni anti-establishment. Le celebrazione pubbliche del primo Maggio erano proibite e l’azione provocatoria di Szombathy intendeva anche  scatenare una riflessione sul rapporto tra politica e libertà di parola e d’espressione. Fazekas, per i cento anni dalla nascita della Rivoluzione russa, inscena la stessa protesta sull’Etna, decontestualizzandola e rendendo unico testimone della performance il vulcano dentro le cui viscere il filosofo greco Empedocle aveva deciso, nel V sec. A.C., di sparire per il bene della collettività. Anche l’icona e il pensiero di Lenin sembrano essere sepolti sotto la cenere dell’Etna…emerge involontariamente il ricordo infantile dell’Internazionale comunista, intonato a scuola … non c’è traccia o echi di presenze umane, solo il rombo minaccioso di un elicottero … nel paesaggio etneo gli uomini, le sue idee, le sue azioni si fanno piccoli … quale altra rivoluzione aspettare che risorga dal fuoco del Vulcano?

La mostra si chiuderà venerdì 23 febbraio con la presentazione del libro L’anarchia spiegata a mia figlia di Pippo Gurrieri. Il libro, presentato dallo stesso autore, racconta di un’ipotetica giornata durante la quale una figlia e un padre dialogano su chi sono gli anarchici, sui temi e le azioni che da sempre li hanno contraddistinti: libertà e uguaglianza contrapposti a quelli di autorità e dominio, rifiuto della delega, coerenza tra mezzi e fini, lotta all’oppressione e allo sfruttamento, il problema della violenza, la tensione alla giustizia sociale, l’autogestione e il mutuo appoggio.

 

La mostra si potrà visitare da martedì 20 a venerdì 23 febbraio dalle ore 9,00 alle ore 13,00. Per informazioni 3404990772 o 3208275080.