Cava ad Agira, Soprintendenza dice no, l’azienda: in fumo investimenti per 25 mln e oltre 100 posti di lavoro


La Soprintendenza di Enna ha dato parere negativo al progetto di avvio di un sito estrattivo ad Agira dell’azienda Fassa Bortolo di Treviso. In fumo un investimento da 25 milioni di euro e la possibilità di creare almeno cento posti di lavoro più l’indotto. Una vicenda destinata a creare clamore dopo che la ditta veneta si era persino rivolta a Paolo Gentiloni lamentando le lungaggini burocratiche e i quattro anni di attesa per avere la Valutazione di impatto ambientale sulla cava di Agira dove l’azienda intendeva investire.
Da Treviso i commenti sono durissimi: “Occorre che i siciliani risolvano da soli i loro problemi – ha commentato il presidente Paolo Fassa – e decidano se siano più importanti quelle pietre allineate o 100 posti di lavoro nella provincia italiana in cui la disoccupazione giovanile è la più alta del Paese”. L’azienda era pronta con un investimento da 25 milioni: “Per poter fare quell’impianto – ha aggiunto Fassa – abbiamo già investito 2 milioni, ora non ci rimane che replicare con opportuni ricorsi, purché le risposte siano rapide, non possiamo attendere in questa incertezza”. Nell’area che verrebbe interessata dall’attività estrattiva, sul versante meridionale del Monte Scalpello, si trovano reperti che confermano la presenza di un insediamento umano pre-ellenico, peraltro già individuato nel corso delle ispezioni effettuate nel 2014 e sostenute dalla stessa Fassa Bortolo (è ormai sul punto di avanzare ricorsi agli stessi organi regionali se non direttamente al Tribunale amministrativo di Palermo.), con archeologi nominati dalla Regione Sicilia.
Certe «pedine grosse» mosse a Roma dicono che l’autonomia della Sicilia non permette ingerenze, la corsa elettorale dell’assessore siciliano competente, ossia Vittorio Sgarbi, rende inconcepibile una soluzione a breve della questione. «È uno di quei casi – fanno notare ancora a Spresiano – in cui l’autonomia anziché snellire le procedure, le complica. Ad ogni modo o il caso ha un epilogo favorevole in tempi ristretti oppure ce ne andiamo. Facendo causa perché chi ci aveva detto di sì adesso pare abbia cambiato idea».


Il Presidente Regionale di SiciliAntica, Simona Modeo, a seguito delle incessantemente notizie sulle principali testate giornalistiche relative alla riapertura di una cava di calcare in località S.Nicolella nel territorio del Comune di Agira, in provincia di Enna fa presente:
“A presentare il progetto, la nota azienda trevigiana Fassa Bortolo che nei giorni addietro si è resa protagonista di una campagna mediatica volta ad evidenziare la lentezza burocratica dovuta al ritardo del rilascio delle necessarie autorizzazioni da parte della Soprintendenza BB.CC.AA di Enna.
Secondo l’azienda la situazione di stallo sarebbe dovuta al fatto “che una piccola parte dell’area interessata dal progetto risulta essere di interesse archeologico”.
A seguito della verifica archeologica preventiva, a dire della Fassa, sarebbero stati rinvenuti soltanto “reperti poco significativi”.
A rincarare la dose l’Amministrazione Comunale di Agira secondo cui ci troveremmo di fronte ad un eccesso di tutela dei beni culturali, a scapito della creazione di posti di lavoro, riferendosi alle ricadute occupazionali che la riapertura della cava calcarea avrebbe sul territorio .
In realtà va rilevato come l’area interessata dal progetto della Fassa Bortolo ricada sul versante meridionale di Monte Scalpello, sito di notevole interesse storico-archeologico e naturalistico, sottoposto a vincolo idrogeologico (R.D.L. 3267/23) e paesaggistico (L. 1497/39).
Il complesso di Monte Scalpello-S.Nicolella riveste un’eccezionale importanza anche sotto il profilo paleontologico. L’interesse per le faune fossili dell’area si data già al XIX secolo quando illustri naturalisti e paleontologi, tra i quali Pietro Calcara, Andrea Aradas e lo stesso Gaetano Giorgio Gemellaro si dedicarono allo studio del sito. Risale al 2014 il rinvenimento dei resti fossili di ittiosauri (rettili marini preistorici), i primi rinvenimenti di tale genere in tutta l’Italia meridionale.
A ridosso della cava si individuano i resti di un villaggio che ha restituito tracce di cultura materiale riferibile al neolitico e all’eneolitico, nonché i resti di un abitato indigeno ellenizzato (VII-IV a.C.) con relative necropoli: ci troviamo quindi di fronte a testimonianze per loro natura, inamovibili.
Il sito estrattivo, inoltre, è ubicato a soli 1,5 km ad ovest rispetto al pianoro sommitale di Monte Scalpello, sede di un vasto insediamento fortificato, da alcuni identificato con Sorgive Castellace, dotato di un articolato sistema difensivo di età bizantina-medievale costituito da cortine murarie intervallate da diverse torri di avvistamento e da un complesso sistema di approvvigionamento idrico. In età normanna esisteva già sulla sommità del monte una chiesa dedicata a S. Costantino rientrante nei possedimenti dell’Abbazia di S. Maria Latina di Gerusalemme in Agira. Dopo il 1524 sull’area si stanziò una comunità di monaci che fondarono l’eremo di Monte Scalpello, tuttora oggetto di pellegrinaggi legati al culto dei Corpora Sancta.
A circa duecento metri dal limite occidentale della cava un bevaio del XVIII-XIX secolo, alimentato dalla sorgente Saraceni, sorge alla confluenza con una deviazione della Regia Trazzera Troina-Agira-Caltagirone il cui tracciato, studiato dall’archeologo Dinu Adamesteanu, ricalca, in parte, un importante asse viario di epoca greca e romana.
Nel 1995 la Commissione per la Tutela delle bellezze naturali e panoramiche della Provincia di Enna, nella relazione propedeutica all’apposizione del vincolo paesaggistico di M.te Scalpello, sottolineò l’importanza dell’area che, unitamente alle testimonianze architettoniche, “costituisce una bellezza di insieme con valenze ambientali e paesaggistiche di notevole rilievo visibile dalle ampie pianure e vallate circostanti”.
Tutti gli elementi sopra delineati concorrono a restituire l’immagine di un sito fortemente antropizzato nel corso delle diverse epoche storiche in virtù della fertilità dei luoghi e della posizione strategica dell’insediamento di Monte Scalpello posto a difesa delle fertilissime vallate del Dittaino e degli importanti assi viari che collegavano il territorio di Agira alla Valle del Margi.
Nonostante l’eccezionale importanza paesaggistica e storico-archeologica il sito nel corso della seconda metà del Novecento ha visto il proliferare di diverse cave di calcare sulle pendici del monte che hanno irrimediabilmente compromesso l’originario profilo.
L’apertura della cava rappresenterebbe l’ennesimo attacco al fragile equilibrio di un contesto naturalistico e storico-archeologico di rara bellezza ed importanza.

Pertanto l’Associazione culturale di volontariato SiciliAntica si oppone a questo insano progetto, manifestando il suo pieno sostegno ai funzionari della Sezione Archeologica della Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna, di cui condivide l’operato e auspica un intervento immediato da parte del Presidente Musumeci e dell’Assessore Sgarbi, affinché mettano la parola fine su questa squallida e assurda vicenda”.