Enna. Lavoratori Ato Rifiuti: curatore fallimentare che non abbia remore a scoperchiare questo letamaio colmo di responsabilità sottaciute

Enna. Si fanno sentire – anche duramente – i lavoratori dell’Ato rifiuti con la seguente nota, che riportiamo integralmente:
In questa stucchevole diatriba fra il Dott. Glorioso e l’Avv. Di Pietro, alcuni di noi lavoratori vorremmo sottolineare che siamo le vere vittime di questa quotidiana guerra fra sindaci e di essere di fatto i capri espiatori che pagheranno la dissennata gestione dei rifiuti di questi anni, il cui peccato originale è stato commesso da questi “politici” e dai consiglieri comunali conniventi o “pilateschi” che hanno approfittato in maniera vergognosa, immorale e probabilmente illecita della propria posizione di clienti e soci per deliberare un costo del servizio inferiore rispetto ai costi reali di mercato, determinando un disavanzo di soldi pubblici valutabile in oltre 200 milioni di euro.
E così nella nostra scomoda veste di vittime sacrificali vorremmo proporre alcuni elementi di riflessione, magari rilevando alcune specifiche “insignificanti” pecche dei due citati contendenti.
La prima riflessione che fanno è sulla la tariffa di conferimento nella discarica di Cozzo Vuturo: preso atto che la tariffa proposta sarebbe troppo elevata, si potrebbe sapere (magari con il supporto del dinamico ufficio tecnico della EcoEnna Servizi) quale è l’attuale costo corrisposto dai comuni ennesi per il conferimento presso la discarica privata di Sicula Trasporti? A scanso di equivoci ci permettiamo di precisare che sarebbe opportuno che la risposta chiarisse il costo al cancello, incluso pretrattamento, biostabilizzazione, tributo speciale, maggiorazione per eventuali conferimenti domenicali e magari una stima dei costi di trasporto (gasolio, straordinari, sfrido dei mezzi).
Per cercare di chiarirci alcuni dubbi sul nostro futuro vorremmo capire qualcosa in più a proposito della dotazione organica su cui si baserebbe il nostro futuro e per questo ci prendiamo la libertà di utilizzare il virtuoso esempio del servizio del comune di Enna, pur precisando che, pur con le dovute proporzioni, lo stesso quadro potrebbe risultare in gran parte dei comuni: l’attuale forza lavoro dipendente della EcoEnna Servizi dovrebbe essere determinata in base alla dotazione organica (delibera del C.d.A. della S.R.R. del 15 dicembre 2016 e del 23 gennaio del 2017) che è scaturita dal Piano d’Ambito vigente (delibera del 26 febbraio 2016), di cui è pertanto parte integrante: erano previsti 67 operai, 6 impiegati e un dirigente. Il medesimo Piano prevedeva altresì per il Comune di Enna un costo complessivo di circa 4.800.000 €. A questo punto, tralasciando la retorica domanda relativa ai criteri di scelta del personale transitato, si propone una riflessione sul fatto che con la delibera di consiglio comunale di Enna n° 42 del 31/03/2017 si sia stabilito un nuovo costo di circa 6.400.000 e che l’organico effettivamente transitato è rimasto lo stesso. A cosa serve quel 1.600.000 € che dovrebbe essere caricato nelle bollette che dovranno pagare i cittadini? Nonché ci si domanda se è congruo un costo annuo pro-capite di circa 237 €, considerato che la media nazionale dovrebbe aggirarsi intorno ai 166 € pro capite. Forse questa risposta potremmo provare a darcela da soli; infatti dalle dichiarazioni dei giorni scorsi potrebbe sembrare che tale sproposito debba servire a ripianare i debiti pregressi che oggi potrebbero ammontare a circa 30 milioni di € per il solo comune di Enna (anche se non accertati per la mancanza di bilanci dal 2007, oggi EnnaEuno dovrebbe avere un disavanzo di oltre 200 milioni di euro che andrebbe moltiplicato per il 14% della partecipazione azionaria del comune di Enna), tuttavia da una sommaria analisi della suddetta delibera del C.C. di approvazione del piano tecnico ed economico, non si riesce a evincere un capitolo di spesa destinato a ripianare i debiti.
Inoltre a tutte queste prefiche che piangono per il prossimo fallimento di EnnaEuno (peraltro in un momento in cui sono pendenti diversi procedimenti che si auspica possano stabilire le evidenti colpe dirette dei comuni e pertanto ristabilire la solvibilità della loro partecipata EnnaEuno) si ricorda che la vigente legge Madia non consente ai comuni soci di società fallite di detenere quote azionarie in altre società che svolgano i medesimi servizio: tradotto nella realtà ennese, non possono i comuni di Enna, Regalbuto, Centuripe, Troina, Leonforte, Nissoria caricare di debiti una società (la fallita Sicilia Ambiente), poi una seconda (la quasi fallita EnnaEuno) per poi aprirsi virginee società per azioni che di fatto servono ad aggirare il divieto di gestione diretta del servizio.
Infine vorremmo confidare la nostra speranza che in caso di fallimento arrivi un curatore fallimentare che non abbia remore a scoperchiare questo letamaio colmo di responsabilità sottaciute e che alla fine ad essere sacrificati sull’altare dell’opinione pubblica non siano solo i capri espiatori ma anche le vacche grasse.