Elezioni 2018, le date cruciali: 23 marzo Presidenti Camere, 10 aprile, DEF

Due le date cruciali, il 23 marzo e il 10 aprile. La prima è la data utile per la prima convocazione della Camera e del Senato. I deputati ed i senatori avranno all’ordine del giorno l’elezione dei rispettivi Presidenti. I regolamenti di Montecitorio e Palazzo Madama differiscono. Il Senato elegge il suo Presidente nel giro di tre tornate di voto. Tempi abbastanza brevi, dunque: due giorni generalmente. Ove nel corso delle prime tre votazioni non si raggiunge il quorum, si procede al ballottaggio fra i due candidati più suffragati.

I deputati invece devono soggiacere ad una procedura più laboriosa. E’ necessaria la maggioranza di due terzi nei primi tre scrutini, poi la maggioranza assoluta. Si tratterà di un primo severo esame per saggiare la coesione dei gruppi politici rappresentati nel nuovo Parlamento.

Nei tre giorni successivi alla prima seduta i deputati ed i senatori devono formulare una dichiarazione di appartenenza ai gruppi parlamentati. Non è infatti automatica l’iscrizione al gruppo, che si rifà alla lista nella quali i parlamentari sono stati eletti, giacchè non esiste vincolo di mandato (norma costituzionale).

Solo dopo la composizione dei gruppi parlamentari il Presidente della Repubblica può procedere alle consultazioni che gli consentiranno di individuare il Presidente del Consiglio.

Il Capo dello Stato può conferire l’incarico o assegnargli un mandato esplorativo, cioè preliminare. Sceglierà l’opzione più utile sulla base di una valutazione delle informazioni ricevute dai gruppi parlamentari. Se esiste una maggioranza chiara, non sarà necessario il mandato esplorativo.

Anche quando la maggioranza è chiara, tuttavia, la prassi vuole che il Presidente incaricato si riservi di accettare. Scioglierà la riserva dopo avere ricevuto assicurazioni che il suo governo potrà ottenere la fiducia dalle Camere. Una volta sciolta la riserva, può proporre la lista dei Ministri al Presidente della Repubblica, che ha il potere di nominarli. Teoricamente, il Capo dello Stato può respingere le proposte del Presidente incaricato, ma questa eventualità non si è mai verificata. Nel caso di dissenso, infatti, la lista dei Ministri sarà modificata prima che il dissenso assuma una veste formale.

Conferito l’incarico, il Capo dello Stato non ha tuttavia alcun potere di interferire sulle scelte politiche del Presidente incaricato, né può revocargli l’incarico con motivazioni politiche.

Il Presidente della Repubblica emana tre decreti:

  • nomina del Presidente del Consiglionomina dei singoli ministri;
  • accettazione delle dimissioni del Governo uscente

Il Presidente del Consiglio e i Ministri potranno assumere le loro funzioni dopo avere prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica. L’attuale premier, Paolo Gentiloni, rimarrà in carica per gli affari correnti fino a quella data.

Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il Governo deve  presentarsi davanti alle Camere per ottenere il voto di fiducia (appello nominale).

La seconda data cruciale è il 10 aprile, entro quel giorno dovrà essere presentato il Documento di Economia e Finanza (DEF), che costituisce lo strumento di programmazione economica e finanziaria.

 

 
by siciliainformazioni