Mafia, giudici: la cosca di Pietraperzia puntava a Expo di Milano

La “cosca mafiosa” di Pietraperzia “ha rinvestito” denaro frutto di “riciclaggio dei proventi di illeciti tributari”, nel “consolidamento del proprio sodalizio e nell’espansione della propria sfera di operatività in Lombardia e a Milano, anche in occasione di Expo 2015”. Lo sottolineano i giudici della sesta sezione penale di Milano nelle motivazioni della sentenza del processo che, a dicembre scorso, aveva portato a tre condanne per presunte infiltrazioni di stampo mafioso tra i fornitori di Fiera Milano. L’imputato principale, Liborio Pace, venne condannato a 13 anni e 6 mesi per associazione a delinquere aggravata dalla finalità mafiosa insieme al presunto riciclatore del denaro sporco, Alessandro Moccia (7 anni e 11 mesi) e l’amministratore di una delle cooperative coinvolte, Alessandro Moccia (2 anni e 8 mesi). Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal pm della Dda di Milano, Paolo Storari, Pace era il braccio destro di Giuseppe Nastasi, uomo ritenuto dagli inquirenti milanesi “intraneo all’entourage di Matteo Messina Denaro” e già condannato a 8 anni e 10 mesi in un altro filone processuale che si è celebrato con rito abbreviato. Nastasi, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato l’amministratore di fatto di Dominus, consorzio di cooperative che in 3 anni ottenne da Nolostand, società del gruppo Fiera Milano, appalti del valore complessivo di 18 milioni di euro per l’allestimento di stand fieristici e di alcuni padiglioni Expo. Denaro che, come è emerso dalle indagini sarebbero poi stati riciclati all’estero attraverso un complesso sistema di false fatture e fondi neri, e infine trasferiti in Sicilia a beneficio della cosca mafiosa di Pietraperzia.