Valguarnera; per chiusura scuola Pavone disposta dal sindaco minoranza scrive a Prefetto, Carabinieri e Assessorato

Valguarnera. Si fa incandescente la polemica sulla chiusura del plesso scolastico “Angelo Pavone” tramite ordinanza del sindaco Francesca Draià. Chiusura, come è noto, avvenuta nei giorni scorsi in un mare di polemiche, per rischi di cedimento strutturale, proprio a poco meno di un mese dalla fine delle lezioni. I ragazzi della scuola media, gli insegnati e tutto il personale scolastico, come abbiamo già scritto, sono stati trasferiti temporaneamente con tantissimi disagi, in un’ala del plesso Don Bosco, nella parte alta del paese e all’interno del quale opera il servizio scolastico di scuola materna ed elementare. Dopo le accuse dei giorni scorsi del M5S e di Forza Italia, ad intervenire adesso sono i consiglieri di minoranza de “L’Altra Voce” che scrivono al Prefetto, al sindaco, ai carabinieri del luogo, all’assessorato regionale delle infrastrutture, al dirigente scolastico e a tutti gli organi interni del Comune. “La procedura d’urgenza utilizzata dal sindaco appare – scrive il gruppo di opposizione- un espediente per cercare il finanziamento relativo all’adeguamento sismico della struttura, ma tale procedura certamente irrituale, mette in serio dubbio la possibilità di finanziare l’opera, con grave pregiudizio al servizio scolastico”. E chiedono in particolare al Prefetto di verificare se l’ordinanza sindacale abbia i crismi dell’urgenza ed indifferibilità. Un provvedimento quello emesso dalla Draià che sta facendo discutere la comunità, contestato dalle forze politiche di minoranza, ma difeso a spada tratta dal sindaco, viste le carenze strutturali riscontrate, dopo la relazione di uno studio ingegneristico a cui lo stesso si era rivolto. La gente si interroga se non fosse stato opportuno attendere quanto meno la fine dell’anno scolastico, non creando disagi all’utenza scolastica, ma le motivazioni fornite dal gruppo L’Altra Voce non sono solo di ordine opportunistico: accusano per primo il sindaco, di non aver avvertito il Prefetto della chiusura della scuola e poi che il progetto relativo all’adeguamento dell’immobile approvato dalla Giunta, per un valore di 3.270 milioni di euro, non è in alcun modo previsto nel piano triennale delle opere pubbliche. Per tale difformità- a loro modo di vedere- non sarà possibile accedere al Fondo di rotazione previsto dal decreto dell’assessorato regionale, provocando di fatto un debito fuori bilancio,derivante dall’attività espletata dai tecnici per l’elaborazione del progetto. Ma non solo- secondo L’Altra Voce- nella relazione tecnica elaborata dal professionista incaricato dal sindaco, emerge la non conformità alle norme di vulnerabilità sismica, senza però fare cenno ad alcun deterioramento statico della struttura, rispetto allo stato di fatto rilevato nel 2015. Ed ancora, non solo la citata ordinanza, appare dal punto di vista formale non conforme, ma sta provocando, di fatto, un disservizio alla didattica oltre a privarla di servizi già esistenti nella scuola Pavone (aule, laboratori, palestra). Tra l’altro- secondo l’accusa- la stessa ordinanza che fa riferimento al pericolo immediato, non prevede alcun intervento tecnico di messa in sicurezza dell’immobile, della palestra adiacente e dell’area circostante che dovrebbe essere preclusa al traffico pedonale e non. Infine, il capogruppo Speranza e gli altri, interrogano il sindaco, se il trasferimento dalla Pavone alla Don Bosco sia avvenuto previa attestazione di agibilità della scuola ospitante, certificazione che deve obbligatoriamente essere prodotta dal Comune e acquisita dal dirigente scolastico nella qualità di datore di lavoro.

Rino Caltagirone