Il caso della Comunità Santa Maria degli Angeli di Troina, tanto frastuono mediatico

Sui giornali on line, in quelli della carta stampata e nel telegiornale e nel radiogiornale regionali si è letta e ascoltata la notizia di una struttura di accoglienza dove si praticherebbe macellazione clandestina, e somministrazione agli ospiti in terapia di medicinali scaduti. Per una strana sorta di pudore, che si prova di fronte a qualcosa che ha dell’incredibile, non si diceva il nome della struttura di accoglienza. Ma in un piccolo paese dove tutti conoscono di tutti, o per sentito dire o per esperienza diretta, si è pensato alla casa di accoglienza gestita dalla Comunità Santa Maria degli Angeli nel convento dei padri cappuccini. Ed è in effetti questa la struttura di accoglienza di cui si è parlato sugli organi di informazione, conosciuta anche fuori Troina, una sorta di ultima spiaggia per chi si trova in condizioni di estremo bisogno e non ha nessuno che gli tenda una mano di aiuto. Com’è comprensibile, la notizia ha suscitato molto scalpore e molte manifestazioni di solidarietà nei confronti degli operatori e volontari della comunità Santa Maria degli Angeli e di padre Piergiovanni Sanfilippo, il frate francescano che ha trasformato il convento, dove è rimasto solo lui come cappuccino, in una casa di accoglienza dei più bisognosi supplendo di fatto all’incapacità delle istituzioni di fare fronte alle situazioni di acuto disagio sociale. Guidato dall’etica della convinzione, padre Piergiovanni si ispira all’esortazione di Cristo di dare a chi chiede e di aprire la porta a chi bussa riportata nel Vangelo di Luca. Dopo qualche giorno di smarrimento, che li ha letteralmente annichiliti, pensando a chi possa aver provocato tutto questo pandemonio mediatico, padre Piergiovanni e i suoi collaboratori, dotati di attestati di operatore socio-assistenziale (osa) e di operatore socio-sanitario (oss), hanno reagito con indignazione al modo come si è parlato di loro nei mass media. Qualche sospetto ce l’hanno, ma lo tengono per sé e non me l’hanno confidato. “Come cristiano, a chi mi dà uno schiaffo io porgo l’altra guancia, ma non posso accettare che vengano messi alla gogna mediatica i volontari e gli operatori della comunità Santa Maria degli Angeli che mi aiutano nella gestione della casa di accoglienza”, ha detto padre Piergiovanni. Tra i collaboratori del frate francescano ci sono persone provenienti da tutte le parti della Sicilia e del mondo con storie terribili alle spalle che sono approdate nella casa di accoglienza di Troina dove hanno trovato la soluzione ai loro tanti problemi e recuperato serenità ed equilibrio. In una nota inviata agli organi di informazione che si sono occupati di loro, gli operatori e i volontari della casa di accoglienza respingono l’accusa di macellazione clandestina di animali. “La nostra comunità non è uno stabilimento industriale dove si macellano animali e producono carni per la vendita. Noi macelliamo quei pochi animali, pecore e maiali che alleviamo per uso domestico, vale a dire per gli ospiti della casa di accoglienza”, precisano padre Piergiovanni e i suoi collaboratori. Negli articoli di giornale e nei servizi radiotelevisivi si è parlato anche di cibi e medicinali scaduti somministrati agli ospiti che seguono delle terapie mediche. Indignati, hanno respinto con forza queste accuse e mi hanno detto che non somministrano cibi e medicinali scaduti. Mi hanno spiegato la presenza di medicinali scaduti con l’abitudine dei troinesi di donare alla casa di accoglienza i medicinali che restano quando uno dei componenti della loro famiglia, colpito da grave malattia, muore. “Anziché buttarli ne cassonetto della spazzatura, molti decidono di darli a noi e noi li selezioniamo, separando quelli scaduti da quelli che non sono scaduti, e utilizziamo solo quelli che non sono scaduti”, hanno detto padre Piergiovanni e la coordinatrice Rosalia Schiera. La stessa cosa fanno anche con le derrate alimentari. Ma come si procurano le derrate alimentari? “Ogni venerdì con alcuni volontari parto da Troina per arrivare alle 7 al mercato agroalimentare di Bicocca per questuare frutta e verdura per la comunità nei vari box. Sono centinaia le cassette di frutta e verdura che gli operatori del mercato ci donano generosamente per la nostra comunità. Naturalmente, come per i farmaci, selezioniamo frutta e verdura separando quella buona da quella che non si può mangiare e quella che non si può mangiare la utilizziamo per alimentare gli animali che alleviamo ad uso della comunità”, ha spiegato il padre cappuccino. Ascoltandoli sono rimasto impressionato dalla serenità con la quale stanno vivendo questa sgradevole esperienza e dalle rispettose parole che hanno usato nei confronti di quelli che sono venuti in convento per le ispezioni: “Ai Nas, Nil e medici veterinari dell’Asp di Enna va il nostro grazie di cuore per il loro comportamento all’altezza di signori tutori dell’ordine e dell’igiene”. Viene da dire “tanto rumore per nulla”.

Silvano Privitera