Anche la Prefettura di Enna nuovamente a rischio chiusura, sindacati scrivono a Salvini

Risuona l’allarme ‘cancellazione Prefettura’, se la legge di Stabilità resterà così com’è, entro il 31 dicembre prossimo verranno soppressi 23 uffici territoriali del governo, il rischio non è affatto scongiurato e mette in discussione anche la permanenza di altri uffici. Nel disegno che nel 2015 fece scatenare le proteste di sindacati e istituzioni territoriali si prevedeva la chiusura delle prefetture delle province di: Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno.
A riportare l’argomento in primo piano sono FP Cgil, Cisl FP e Uil PA, rispettivamente con i propri referenti nazionali Adelaide Benvenuto, Paolo Bonomo ed Enzo Candalino. I sindacalisti si sono rivolti direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini, chiedendo un incontro per iniziare una discussione nel merito di questa spinosa questione e più in generale per affrontare i temi: sicurezza, immigrazione, piano di assunzioni e le retribuzioni del personale.
La problematica imminente su cui Cgil, Cisl e Uil si soffermano è relativa alla riorganizzazione dei presidi dello Stato sul territorio che, sostengono, non deve assolutamente contemplare la chiusura delle Prefetture.
«La perdurante crisi economica, iniziata nel 2008, ha indotto i governi dell’epoca ad adottare scelte di politica economica di austerity aventi l’obiettivo esclusivo di ridurre i costi della pubblica amministrazione – scrivono i sindacalisti, e come riporta Valentina Ciarlante per primopianomolise.it -, senza partire da una vera lotta agli sprechi, alle inefficienze, alle duplicazioni di strutture ed alla eliminazione di enti inutili. Sono stati operati tagli lineari, senza considerare gli effetti che avrebbero comportato per i cittadini, le famiglie e le imprese in termini di mantenimento degli standard di efficienza dei servizi pubblici assicurati alla collettività. Tali scelte politiche, ovviamente, hanno colpito anche il ministero dell’Interno, prevedendo il taglio di 23 prefetture».
La questione venne messa a tacere nel dicembre del 2015 quando l’allora ministro dell’Interno, Angelino Alfano, propose un emendamento alla legge per scongiurare la cancellazione dei 23 presidi e quando gli stessi sindacati furono impegnati in una vera e propria prova di forza col Governo, prospettando proprio le conseguenza che potrebbe ingenerarsi da questo provvedimento.
Meno sicurezza per i cittadini e la mancanza di alcuni punti di riferimento che ormai sono diventati parte integrante del tessuto sociale di quelle realtà.
«Questa decisione al momento, anche grazie all’iniziativa assunta alla fine del 2015 da FP Cgil, Cisl FP e Uil PA, non è stata attuata, infatti, è stata rinviata a fine anno, entro il 31 dicembre 2018 – si legge ancora nella lettera al ministro Salvini -. Siamo consapevoli che una riorganizzazione delle prefetture è necessaria, ma ciò non deve obbligatoriamente passare attraverso un arretramento della presenza dello Stato nel territorio. I sindacati chiedono quindi l’approvazione entro l’anno di una modifica all’articolo 12, comma 1 bis, della legge n. 46 del 2017 al fine di scongiurare la chiusura delle 23 prefetture e contestualmente l’avvio di una discussione seria propedeutica alla riorganizzazione dei presidi.

La posizione di Salvini: si attende quindi la risposta del neo ministro dell’Interno e, magari, le parti in causa sperano in un netto cambio di rotta rispetto alle posizioni passate. Il 23 dicembre del 2013, a pochi giorni dalla sua elezione a segretario federale della Lega, commentando la riforma delle Province disse: “Per la Lega gli enti inutili da tagliare non sono le Province, ma le prefetture. Non rappresentano niente e nessuno, costano un ‘botto’, non sono elette e, come diceva Einaudi settant’anni fa, sono contro la democrazia”.
Pochi mesi dopo, il primo maggio del 2014, attraverso Twitter rilanciò la proposta di un referendum sull’abolizione di tutte le prefetture.