Troina, produzione di seta nell’età moderna e antiche famiglie troinesi Galloni e Craxi

Nino Galloni

Si produceva seta a Troina tra la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna e per qualche secolo dopo quel passaggio d’epoca? Sembra proprio di sì a giudicare degli indizi raccolti da Nino Galloni nell’autunno del 1978, quando ancora era un giovane ricercatore, durante la sua permanenza in paese per qualche settimana per le sue ricerche sulle origini del capitalismo. Quel giovane ricercatore della seconda metà degli anni ’70 diventerà nei decenni successivi l’economista che ha insegnato in diverse università ed ricoperto imporranti incarichi nel governo del paese al ministero del tesoro con Beniamino Andreatta e a ministero del bilancio con Ciro Pomicino nella metà degli anni ’80. Incarico che dovette lasciare per aver assunto posizioni non in linea con quanto si stava preparando in ambito europeo per la creazione dell’euro. Posizioni che non piacevano alla Germania. “Qualcuno aveva avvisato Helmut Kohl che c’era chi “remava contro” il progetto europeo”, ricorda Nino Galloni nel suo libro “L’economia imperfetta. Catastrofe del capitalismo o rivincita del lavoro?”. Da allora a Nino Galloni fu affibbiato l’appellativo “l’oscuro funzionario che fece paura a Kohl” traendo ispirazione da un articolo di Norma Rangeri sul Manifesto del 1988 di commento dell’intervento di Galloni ad un convegno. In questo libro giunto alla sua quarta edizione c’é un breve accenno alle sue ricerche condotte a Troina. Parlandone con lui alcuni giorni fa per chiedergli se fosse disponibile a tornare a Troina per una conferenza nei primi giorni di agosto, mi ha raccontato che durante il suo soggiorno a Troina, nella trattoria di Basilio Gravagna dove abitualmente pranzava, conobbe un gruppo di cacciatori che si stavano preparando per la battuta di caccia. Ai cacciatori Galloni chiese se poteva aggregarsi a loro per la battuta di caccia, non tanto per cacciare ma per una perlustrazione del territorio. I cacciatori accolsero di buon grado la richiesta di Galloni. “Per pura combinazione trovai dei mulini alla catalana e le vasche per tingere la seta”, mi ha raccontato Nino Galloni. In base a quali considerazioni ed informazioni l’allora giovane ricercatore Nino Galloni decide di venire a Troina per le sue ricerche? Nella sua ricerca sulle origini del capitalismo Galloni si era imbattuto in gruppo di artigiani della seta “i galoneros” giunti in Sicilia dalla Spagna alla fine del XV secolo prima della cacciata degli ebrei. “I galoneros” da cui deriva il nome della famiglia “Galloni” erano degli ebrei che si convertirono al cattolicesimo per poter continuare a lavorare la seta mescolata con l’oro. Questo mestiere era vietato dalla religione ebraica. Circostanza che spiega la conversione degli antenati di Nino Galloni dall’ebraismo al cattolicesimo. Dai registri parrocchiali di Paternò e dalle carte conservate alla Zisa di Palermo che provano il pagamento delle tasse sulle produzioni agricole Galloni trovò indicazioni che lo condussero a Troina. Attraverso le sue ricerche Galloni scopri che tra le varie famiglie presenti a Troina, all’inizio del XVII secolo, oltre i Gallone c’erano anche i Craci, etimologicamente vicino al crocus, il giallo con cui si tingeva la seta. Quel nome “Craci” da una trascrizione all’altra su antichi documenti si trasformò in “Craxi”. “Con Bettino Craxi, nel 1992, ebbi un lunghissimo colloquio in cui voleva sapere delle origini troinesi delle nostre famiglie”, ricorda Nino Galloni. Ma come Craxi, che fu segretario nazionale del Psi dal 1976 al 1993 e capo del governo della Repubblica dal 1983 al 1987, venne a sapere di questa scoperta di Nino Galloni? Probabilmente allo stesso modo in cui l’ho saputo io. Ho conosciuto personalmente Nino Galloni tanti anni fa, quando da Roma venne a Troina per la sua ricerca di cui mi spiegò lo scopo. Non prestai molta attenzione al suo cognome. Al comune, dove io lavoravo, gli mettemmo a disposizione documenti della Troina della fine del ‘400 e l’inizio del ‘500 raccolti nel “liber rubeus”. Questo “liber rubeus” era conservato in una stanzetta sopra l’ufficio di ragioneria nel palazzo municipale di piazza Conte Ruggero. Durante la sua permanenza, Galloni veniva ogni giorno, di buon mattino veniva in comune ed entrava nella stanzetta dove erano conservati il “liber rubeus” e antishissimi documenti di non facile lettura perché scritti a penna e in una lingua che una impasto di latino, spagnolo e italiano antico difficile da decrittare. Per tutta la mattinata stava nella stanzetta a compulsare questi documenti senza un attimo di riposo. Era un giovane studioso schivo e molto ben educato. Fu questa l’impressione che Galloni fece a me e ad altri funzionari del comune, come il compianto rag. Silvestro Tomaselli, che teneva le chiavi della stanzetta adibita ad archivio storico. Un giovane studioso talmente educato e schivo che, come si dice in paese, era una persona così gentile e per bene che, per non disturbare, non avrebbe detto “buona sera”. Un giorno, alla fine della giornata di lavoro, erano le 14, usciamo per ultimi io il rag. Tomaselli e, se non ricordo male, anche il rag. Giacomo Privitera, mio cugino. Il ragioniere Tomaselli, che ha le chiavi del portone d’ingresso del comune, chiude il portone e tutti e tre scendiamo lungo la via Roma per raggiungere le nostre auto posteggiate. Dopo aver percorso qualche decine di metri, chiedo al ragioniere Tomaselli se aveva visto scendere dalla stanzetta sopra il suo ufficio dove era dalle 8 il giovane ricercatore. “No, non l’ho visto, ce lo siamo dimenticato!”, mi risponde il ragioniere Tomaselli. Siamo tornati indietro, riaperto il comune e raggiunto l’ufficio di ragioneria. Nella stanzetta sopra l’ufficio di ragioneria abbiamo visto Galloni, che immerso com’era nella sua ricerca, non si era accorto che erano già le 14.30. Rimanemmo favorevolmente impressionati da questo giovane serio e ben educato studioso. Ma il nostro stupore fu grande quando, dopo aver letto sul settimanale Panorama l’intervista a Giovanni Galloni, vice segretario nazionale della Dc, apprendemmo che quel giovane Nino Galloni, che per circa una decina di giorni avevamo visto ogni giorno salire in comune per la sua ricerca, era il figlio di Giovanni Galloni. Non ho conservato la copia del settimanale, ma ricordo bene cosa disse Giovanni Galloni. Negli ultimi anni ’70, tra la Dc il Psi, i rapporti non erano affatto idilliaci. Erano conflittuali. Ad un certo punto dell’intervista, con una certa ironia e autoironia, spiegava il conflitto con Craxi chiamando in causa i risultati delle ricerca di Nino Galloni, suo figlio. Cito a memoria. Galloni disse che il dissidio con Craxi aveva origini antiche perché le famiglie Craxi e Galloni erano passate da Troina e già da allora i loro rapporti, diceva scherzando Giovanni Galloni, non erano sereni. Giorni fa ho avuto modo di parlare di questi episodi a Nino Galloni, che mi ha detto di ricordarli perfettamente.

Silvano Privitera