Un caffè con Piergiacomo La Via, promotore del comitato per la riapertura del Tribunale di Nicosia

Ci sono incontri che lasciano il segno. E quando si vivono quegli incontri, e si ha il piacere di poterli raccontare, credetemi, è un onore. È un onore poter parlare con delle persone che, apparentemente normali, nella loro normalità riescono ad essere, e qui non c’è nessuna retorica, “Eroi”. Eroi, come un moderno Davide pronto a scagliare la pietra contro il gigante Golia. E vincere. Oggi il gigante Golia è rappresentato dall’alta “burocrazia” cieca e sorda che, con scelerati tagli, sta depauperando le piccole realtà territoriali. Il gigante Golia si chiama “spending review “ o “quadratura dei conti” quando per attuare la spending review o la quadratura dei conti non si tiene conto delle necessità della persona e di una comunità. Ma per fortuna esiste Davide. E Davide è colui che non ci sta. È colui che alza la testa e combatte. Combatte per amor di Patria. Combatte mettendo in conto anche il fatto che la lotta è impari (il micro contro il macro). Qualcuno, per non dire molti, potrebbe dire che un tale atteggiamento è pura follia. Incoscienza. Ma tutti gli eroi, d’altronde, hanno anche un briciolo di incoscienza. Si chiama Amore. Amore, in questo caso, per la propria terra e la propria comunità.

Abbiamo incontrato, e sottolineiamo nuovamente “con onore”, un moderno Davide: l’avv. Piergiacomo La Via, promotore del comitato per la riapertura del Tribunale di Nicosia, che sta lottando, assieme a quanti hanno aderito al Comitato, per far tornare a Nicosia questo Presidio di Giustizia che ha inciso sempre in maniera positiva nella storia e nell’economia del nostro Paese. Qui la chiacchierata che ci ha gentilmente concesso.

Avv. La Via, mi permetto di farLe subito una domanda abbastanza provocatoria. Perché questa sua strenua lotta, assieme a tutto il Comitato, per la riapertura del Tribunale di Nicosia? Cosa vi muove ad affrontare questo gigante nemico che è la burocrazia della società odierna che sempre più sta impoverendo le piccole realtà?

Essere paragonato a Davide, certamente mi fa riflettere. Onestamente non ci avevo mai pensato. Probabilmente per l’uso che ne è stato fatto nel corso dei secoli e perché sono un antisionista. Tra tutti i personaggi/eroi ho ammirato ad esempio Ettore, Sansone, moltissimo  -e più di tutti- Leonida. I “miei eroi” hanno lasciato una grande traccia ai posteri. Davide invece vince subito anche con un po’ di fortuna nel centrare il bersaglio. E, poi, sempre meglio che essere paragonato a Don Chisciotte, nel quale non mi riconoscerei. Penso di essere un combattente, un pragmatico ed un sognatore allo stesso tempo, certamente non un visionario. Vada dunque per Davide e che sia di buon auspicio.

Cosa ci muove nella strenua lotta contro il “gigante” burocrazia ? L’amore per la nostra terra ed il fatto che ci stiamo battendo per una causa giusta. La soppressione del Tribunale ha rappresentato il più grave atto di macelleria sociale dal dopoguerra. É vero che anche a Sanremo hanno soppresso il Tribunale. Ma lì il danno al tessuto sociale è stato marginale. Ecco, per noi, giusto per avere un’idea, la chiusura di Tribunale e Carcere può essere paragonata ad una malaugurata soppressione del festival per i sanremesi. Per sconfiggere la burocrazia e queste idee pseudo europeiste, oggi molto in voga, forse bisogna tornare a rispolverare la “questione meridionale” di Salvemini o di Gramsci. E ridare ai territori come il nostro, privi di infrastrutture, di ferrovie e con collegamenti fatiscenti quei servizi indispensabili, le strade, gli ospedali. Ma soprattutto dignità. Abbiamo il dovere di combatterla fino in fondo questa battaglia per dare una speranza, soprattutto alle giovani generazioni, di continuare a vivere qui e puntare ad un progetto di sviluppo, che abbia come priorità turismo, agricoltura, artigianato.  Chi me lo fa fare ? La mia passione per la politica che ho incontrato,  giovanissimo, 45 anni fa.

Sappiamo bene che la lotta è dura. Eppure la vostra tenacia vi ha portato abbastanza lontano. Il problema è stato fatto presente alle alte sfere della politica Regionale e molti hanno espresso il proprio sostegno. Siete, quindi, quasi arrivati ad ottenere il tanto atteso risultato?

I risultati ottenuti fino ad oggi sono eccezionali. Siamo riusciti ad avere una Legge regionale (la n.8 del 2018) che all’art.15 stanzia la somma di 50 mila euro annui per tre anni ed impegna l’assessore alle autonomie locali ed alla funzione pubblica a stipulare una convenzione con il Ministro sulla base di una legge nazionale (comma 4 bis art.8 D.lvo 155/2012) per la riapertura in via sperimentale dei Tribunali soppressi di Nicosia, Mistretta e Modica. Questo potrebbe avvenire subito. Puntiamo a riaprire in autunno o entro l’anno nella speranza che i meccanismi non si inceppino. A differenza del suo predecessore, il Presidente Musumeci ed il governo regionale sono stati fino ad oggi validi interlocutori. La riapertura “sperimentale” prelude a quella definitiva.

E ora una domanda provocatoria. Facciamo finta che Lei in questo momento sia Ministro della Giustizia. Perché dovrebbe accogliere le istanze di questo territorio, che nell’economia italiana vale poco meno di zero, e quindi riaprire il Tribunale di Nicosia?

Se io fossi il Ministro della Giustizia, riaprirei tutti i Tribunali (31) e moltissime delle sezioni staccate (220) sul presupposto che questa riforma è miseramente fallita. Si sono impoveriti i territori del meridione, come ho già detto. Ma -la cosa più grave-  è peggiorato il funzionamento della giustizia ed è lievitata la spesa pubblica e privata. In definitiva l’esatto contrario di quello che prevedevano i Soloni che hanno concepito la riforma, applicandola cinque anni fa. Tornare indietro, dunque, con grande umiltà ed onestà, e con la consapevolezza di avere sbagliato e rimettere nei territori i presidi di legalità, affermando che la giustizia di prossimità è un valore ed un principio di civiltà giuridica.

Ipotizziamo sempre che Lei sia Ministro. Mantenere un Tribunale, ovviamente, comporta dei costi. E, per quanto ci è dato sapere e ci fanno credere, abbiamo sempre meno soldi e più vincoli di bilancio. Bene: come, se possibile, concilierete tutto ciò? Quali saranno i costi?

I costi? Praticamente si potrebbero riaprire i Tribunali se non a costo zero con minimi sforzi finanziari. E poi smettiamola con queste concezioni aziendalistiche quando parliamo di sevizi fondamentali per le popolazioni. Oltre alla giustizia penso anche alla sanità.

Abbiamo parlato di Ministro della Giustizia. Ha fiducia in questo Governo? Potrà essere utile alla vostra missione?

La mia fiducia nel nuovo governo è limitata. Sono  un’entusiasta osservatore e, come la maggior parte degli italiani, sono anch’io speranzoso. Ovviamente guardiamo con attenzione al punto del “contratto di governo” relativo alla rivisitazione della geografia giudiziaria. Una volta costituito il coordinamento nazionale, speriamo di aprire una interlocuzione con il nuovo ministro, al quale chiedere l’immediata attuazione di quello che hanno promesso.

Una domanda cattivissima, me ne rendo conto. Si potrebbe pensare, nell’ottica  “nulla si fa per niente”, che questo suo spendersi prelude un fine politico. Che cosa ci vuole dire al riguardo?

Ma guarda, ritengo di no. Con tutta onestà, non penso ad una mia candidatura. Da alcuni anni a questa parte cerco di candidarmi ad una vita tranquilla a contatto con la natura, facendo un minimo di attività fisica , guardando la TV e leggendo qualche libro e la gazzetta dello sport.

E poiché penso che  gli incarichi politici siano più che un onore un onere, non credo che questa mia attività possa essere rivolta ad una finalità politica. Se in teoria -ma solo in teoria- dovessi ricoprire in futuro una carica pubblica la vivrei non tanto come un “premio”. Sono stato sempre convinto che la partecipazione diretta in politica rappresenta un impegno ed un sacrificio, vissuti però con entusiasmo. Poi i miei avversari sono liberi di dire o di pensare quello che vogliono.

In questa chiacchierata ho accennato al suo passato da Amministratore. Però il Suo periodo di Amministrazione è ben lontano da quei fatti che hanno condotto alla chiusura del Tribunale. Non voglio chiederLe se gli Amministratori che hanno vissuto quei momenti hanno agito bene o male. Voglio invece chiederle: se fosse stato Lei Amministratore in quei fatidici giorni, come si sarebbe comportato?

Se fossi stato sindaco in quei “fatidici giorni”, mi sarei mosso, utilizzando la mia esperienza, per cercare un collegamento a carattere nazionale con gli altri Sindaci e le altre realtà e condurre cosi una difficile battaglia unitaria in tutto il Paese. Quella sarebbe stata l’unica strada da percorrere. Non so però se sarei riuscito ad impedire la chiusura. Forse no.

Ammettiamo, glielo auguro anche e soprattutto come Nicosiano, che domani riapriranno il Tribunale. Domani l’avv. Piergiacomo La Via, promotore del comitato per la riapertura di questo presidio di legalità e quindi primo fautore di questo successo, come comunicherebbe la notizia ai Nicosiani?

Più o meno così. Amici ed amiche, si riapre il Tribunale. In quel piazzale lì davanti, lì dove insieme abbiamo condotto tante battaglie e vissuto tante emozioni, domani ci sarà l’inaugurazione alla presenza del Sindaco e dei Sindaci del territorio, dei rappresentanti dei governi regionali e nazionali, dei parlamentari e del Prefetto, delle Autorità civili, militari e religiose. Partecipate in massa a questa festa. Io probabilmente resterò a casa e finirò di leggere un libro.  Ci vediamo dopodomani, per iniziare una nuova battaglia per l’ospedale, le strade, lo sviluppo e la promozione vera di Nicosia e del territorio.

Avrei il piacere di farle tante altre domande perché, mi creda, gente con la sua tempra non è facile da incontrare. E quando si incontrano bisogna assolutamente assimilare quanto più possibile. Vorrei congedarmi da Lei proprio come abbiamo iniziato questa chiacchierata. Le ho chiesto “Perché lo fa?”. E ora vorrei chiederLe: perché un cittadino di questo maledetto territorio alla periferia d’Italia dovrebbe aderire a questo Comitato?

Per diventare protagonista di un progetto e magari di un risultato.

A tal proposito, tornando  un attimo a Davide, voglio dire che non basta oggi un singolo eroe. Abbiamo bisogno di un esercito. Di un esercito soprattutto di giovani che sappiano seguire l’esempio degli adulti e che siano capaci di superarli come principi morali, intelligenza, fattività e coraggio.

I giovani vanno valorizzati e sostenuti, ma anche controllati. Anche in questo si misura la nostra capacità, perché comunque saremo sempre noi i responsabili.

 

Ringraziando l’Avv. La Via per l’ottima chiacchierata, restiamo in attesa, fiduciosi che anche questo moderno Davide riesca a scagliare la pietra e sconfiggere Golia.

 

Alain Calò