Nissoria. Passata la festa…

La festa è finita anche al Casale. San Giusippuzzu è tornato a casa e solo il ricordo di un gioco di fuoco… uguale a quello dell’anno prima è rimasto nel ricordo di nissorini e limitrofi. Un castello accompagnato dalle boutade del primo cittadino, divertito e divertente. Fuochi d’artificio capaci di ingravidare il paradiso e di procurare un piacere orgasmico per tutto quel colore  rumoroso. Così il sindaco di Nissoria ha salutato la folla. La folla però è fatta di tante teste e qualche testa non ha gradito l’irriverente humor dell’ilare “podestà” perché il concetto offende più dell’umore e la parola ti inchioda a quanto detto. Scrivere di queste cosette è male però. Lo fa chi non ha null’altro da fare e pensa di poter giocare col Palazzo, rischiando di venir frainteso, incompreso o di indisporre perché perfettamente inteso. La libertà di parola è sempre vincolata alla disponibilità di chi l’ascolta e  guastare la festa, diffondendo il malumore è un errore imperdonabile. Il parlar per eccessi, per iperboli, per babbiare è modernità, Grillo docet; in questo caso:  Salvini docet. E peggio per chi si offende e ancora peggio per chi lo racconta. E dunque: cui prodest? A che titolo? Perché? Et similia. Scrivere cose sentite è curtigghiu o pasquinata e di fatti queste cose sono pasquinate. La lesa maestà è ancora possibile, solo nelle pasquinate, gli “ordinati” scrivono seriamente senza rischiar processi catartici o buffoneschi per aver toccato l’intoccabile: il Potere. Ai moderni pasquini le minutaglie agli altri l’inconoscibile, che nega il Palazzo alla Folla al fine di  sorvegliare e punire rendendo ogni cosa, cosa comica  o cosa inenarrabile. Noi non ne scriveremo più… forse.

Gabriella Grasso


P.S.
“Tanto non si capisce” è stato detto di cose analoghe al soprascritto. Pazienza. A breve introdurremo emoji disvelanti quello ch non siamo in grado di far capire con la sola scrittura. E grazie ai tanti affezionati preoccupati per le sorti della scrivente. Il Direttore ha dovuto ricredersi: “Ti licenzierò se non scriverai più queste cosette” ha urlato divertito. “Bona lumi Signiruzzu” si dice da noi per una grazia ricevuta e dunque bona lumi…