Trentacoste (M5S) su discarica di Cozzo Vuturo

Il portavoce al Senato del Movimento 5 Stelle, Fabrizio Trentacoste, interviene sul tema discariche e, in particolare, sulla recente riapertura di Cozzo Vuturo a Enna.

Dopo oltre vent’anni di emergenza, la gestione dei rifiuti urbani in Sicilia continua a ruotare attorno alle discariche, che ricevono l’80% dei rifiuti prodotti nell’Isola e sono ormai al collasso.
È recente la notizia di possibili ‘speculazioni’, da parte di operatori privati e di piattaforme autorizzate, sullo smaltimento dei rifiuti organici. Tale notizia alimenta i sospetti sul business dei rifiuti, costituito da un intreccio di cattiva gestione, continue emergenze, incapacità politica, connivenza e complicità tra parti corrotte della pubblica amministrazione e la criminalità organizzata. Tuttavia, ancora una volta, assistiamo al susseguirsi di una serie di ordinanze, spesso in deroga alle precedenti, che consentono il trasferimento dei rifiuti da una provincia all’altra.

Appare al riguardo significativo il caso della recente riapertura della discarica di Cozzo Vuturo, nel territorio comunale di Enna, inizialmente chiamata a sopperire all’esigenza di 19 comuni dell’ennese, per un periodo stimato di 19 mesi. In realtà, dallo scorso 10 agosto, a seguito del DDG n. 861 del Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, accoglie anche i conferimenti di alcuni comuni della provincia di Agrigento, vanificando l’agognata gestione pubblica virtuosa delle discariche e degli impianti sovracomunali, che avrebbe dovuto ottimizzare il servizio, tranquillizzando la popolazione e le stesse istituzioni preposte. Così come appare, oggi, mera propaganda l’affermazione del governatore Musumeci, che a chi chiedeva se questo impianto potesse smaltire i rifiuti di altri comuni, rispondeva “ogni provincia si piange i suoi rifiuti”.

Lo stato di emergenza ha fatto chiudere gli occhi ai vari governi regionali -compreso l’attuale- sulle gravi criticità di natura ambientale che questa discarica presenta, a partire dal fatto che essa sorge in due valloni naturali, in una zona di calanchi argillosi e soggetta a frane.
Inoltre, le indagini della Procura della Repubblica di Enna, relative al sito di Cozzo Vuturo e avviate a seguito dello sversamento di percolati provenienti dalle vasche B1 e B2, si sono concluse con la notifica a tre funzionari dell’ATO Rifiuti di Enna della chiusura delle indagini preliminari e di rinvio a giudizio, per il reato previsto dal codice dell’ambiente di gestione della discarica “non conforme a legge”. In fase di indagine, la Magistratura ha anche riscontrato “condotte omissive” in relazione alla “mancata adozione di misure e di iniziative volte a evitare l’evento” che avrebbero pertanto concorso a causare “il ricorrente versamento dalle vasche dell’impianto di percolato contenente sostanze ritenute pericolose” che avrebbero, contaminato “i terreni limitrofi e quelli a valle, nonché le sottostanti falde acquifere”.
Tuttavia, ciò non ha impedito la realizzazione del progetto di “ampliamento della ‘vasca B2’ della discarica per rifiuti non pericolosi e la realizzazione dell’impianto di trattamento meccanico e biologico (TMB)”, nonché la recente autorizzazione dello “impianto di tritovagliatura, biostabilizzazione e abbancamento presso la vasca B1 della discarica di Cozzo Vuturo”, di cui si diceva, senza che si sia proceduto alla messa in sicurezza delle vasche A e B1.

Mi rammarica che le forze politiche locali si stiano rendendo conto solo adesso della gravità delle ripercussioni ambientali di questa discarica. Essa presenta tutti i presupposti e le condizioni che comportato la violazione della normativa nazionale ed europea in materia ambientale.
Auspico, quindi, che la Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti possa verificare e approfondire i termini e le modalità di questa condizione emergenziale, a cui la Sicilia non vuole rassegnarsi.