Cerami: sagra de “u pipi ciramisi” e il “cavatìeddu atturratu”

Sabato 25 Agosto nel piccolo paese di Cerami si è rinnovato l’appuntamento con la tradizionale Sagra dei prodotti tipici locali: “u Pipi Ciramisi” e il “Cavatìeddu Atturratu”. Prescindendo dalla notizia in sé della manifestazione, che ha ottenuto un’ottima partecipazione anche da parte di gente proveniente dai comuni limitrofi, cogliamo l’occasione in queste poche righe di spiegare cosa siano quei due termini dialettali oggetto della sagra. Per quanto riguarda “U Pipi Ciramisi”, questo è un caratteristico Peperone, dolce o piccante, che ha la forma di un corno lungo dai 10 ai 15 cm e dal colore verde scuro con venature nere. Ha anche una storia, anzi una tradizione tutta particolare in quanto durante la stagione invernale, nelle giornate fredde e nevose i contadini per riscaldarsi preparavano (cosa che fanno tutt’oggi), appena svegli, una zuppa , “u pipi”, con peperone rosso piccante essiccato, acqua, olive nere e uovo, in cui si intinge il pane duro o abbrustolito.
“U Cavatìeddu” invece è un biscotto casalingo, simile al savoiardo, realizzato con zucchero, uova e farina, la cui ricetta si tramanda di generazione in generazione tra le famiglie ceramesi.
Del “cavatìeddu” è anche famoso il condimento, denominato, “Atturru”, trito di mandorle precedentemente abbrustolite o, in dialetto, da qui il nome, “atturrate”, zucchero e cannella, con cui, il biscotto, precedentemente intinto in acqua calda e zuccherata, viene cosparso.
Questi due prodotti rappresentano quindi una sorta di “bandiera culinaria” del paese di Cerami. Un paese, come tutti quelli dell’entroterra siciliano, fatto da umili coltivatori e braccianti. Ma l’umiltà di questi uomini, riflessa nelle loro usanze, si è cristallizzata nella storia e ha permesso oggi di godere di un bagaglio culturale e una tradizione che contraddistingue ciascuna piccola realtà. Quelle peculiarità che la globalizzazione vorrebbe eliminare, rendendoci uomini senza passato e quindi, capite bene, senza storia. Fortunatamente diversi giovani e diverse associazioni sono riusciti a comprendere l’importanza delle proprie radici e, non solo per campanilismo, ma anche per la volontà di “salvare” la propria storia dagli assalti del presente, cercano di far rivivere queste tradizioni e pubblicizzarle anche oltre le “mura di città” (quest’anno, anche a Nicosia, abbiamo potuto ammirare dei cartelloni che pubblicizzavano l’evento Ceramese e questo è sintomo di un chiaro amore per il proprio paese e l’Amministrazione, da poco insediatasi, che ha abbracciato l’iniziativa di fare questi cartelloni ha sicuramente centrato l’obiettivo e ha anche avuto saggezza comprendendo l’importanza di pubblicizzare la propria terra e le sue iniziative, senza così relegarle a feste endogene)
La Manifestazione, a cura di diverse Associazioni Culturali, Sportive e di Volontariato, attive nel paese nebroideo e patrocinato, come detto, dal Comune, si è svolto nel centrale Corso Roma.

Oltre alla degustazione dei prodotti tipici ceramesi, la manifestazione è stata arricchita da giochi per bambini e ragazzi, dall’esposizione di artisti locali, da mostre fotografiche e da stand dove è stato possibile acquistare prodotti vari anche dei paesi viciniori. Una sagra, anzi una festa di paese, dove l’unione fa la forza e gli eccellenti risultati ottenuti dimostrano che la strada è quella giusta.

Alain Calò