Troina, sindacati manifestano lamentele per impegni disattesi e preoccupazioni per il futuro dell’Irccs Oasi Maria SS

Troina. Ad un anno di distanza dalla scomparsa di padre Luigi Ferlauto, che fondò nel 1953 l’Oasi Maria SS e la diresse con mano ferma fino alla conclusione dei suoi giorni, le organizzazioni sindacali tracciano il bilancio di un anno di attività dell’istituto. E lo fanno con la nota diffusa nel primo pomeriggio di oggi giovedì a firma di Giuseppe Adamo e Luigi Ruggeri per la Uil, Floriana Russo Introito e Maurizio Sturnio per la Cisl, Giovanni La Valle e Patrizia Galiano per la Cgil. In ossequio alle regole delle buona educazione che impongono di parlare bene di chi non è più in vita, nella nota non mancano le parole di elogio per padre Ferlauto che “ha avuto tante qualità e tanti pregi, è stato lungimirante al limite dell’utopia e ha saputo costruire una realtà inimmaginabile nel nostro territorio”. C’è del vero in queste parole, ma è ancora forse troppo presto per una valutazione oggettiva dell’uomo non condizionata da legittimi e rispettabili sentimenti di affetto, di stima e di rispetto. Non c’è alcun dubbio che sia stato una delle personalità di maggior rilievo della Troina della seconda metà del ‘900 e del primo ventennio del 2000. Non è altrettanto benevolo il giudizio che i sindacati dei lavoratori dell’Irccs danno della dirigenza nel primo anno senza padre Ferlauto. A chi ha amministrato l’istituto riconoscono di aver fatto alcune cose buone come il rinnovo del contratto 2006-2007 per la parte economica, i buoni pasto, il reperimento delle risorse per la progressione orizzontale, ritenute però esigue. E’ molto severo invece il giudizio per le cose che l’amministrazione dell’istituto doveva fare, ma che non ha fatto. I sindacati dei dipendenti, nella loro nota, ne fanno un elenco. In cima ci stanno il piano industriale, il piano delle performances, la pianta organica e il programma del fabbisogno del personale. Non c’è una data certa per l’erogazione degli emolumenti ai dipendenti. I sindacati lamentano che, nonostante l’Asp paghi regolarmente l’istituto per i servizi resi, ai dipendenti non è garantito il pagamento a scadenza mensile di almeno una mensilità. Niente recupero delle mensilità pregresse ed è stato disatteso anche l’accordo transattivo che pose fine allo sciopero dell’aprile del 2017. Ad oggi, dicono i sindacati, “i mesi pregressi sono 5 + 4 ratei di arretrato per mancato rinnovo contrattuale + premio di incentivazione + rimborso 730”. Non è stato ancora nominato il direttore generale. “E’ stato, questo, l’impegno assunto dal neo presidente nell’incontro con il prefetto”, scrivono nella loro nota i sindacati. La mancata predisposizione dei bandi di concorso pubblico per titoli ed esami per l’assunzione di nuovo personale e sanare la posizione di quello assunto in passato, è l’altra cosa che lamentano. “Forse – sospettano i sindacati – è più comodo assumere parenti, amici e paesani”. Ma non finisce qui il cahier de doléances, che aggiunge nell’elenco il costo del personale che non diminuisce e il ristagno del valore della produzione. Scrivono che c’è ancora dell’altro di cui dicono di non essere contenti: “Non si è razionalizzata la spesa, non si è riorganizzato il personale dipendente e la gestione delle risorse umane viene demandata alla volontà del singolo”. Il tono e la sostanza della nota diffusa oggi esprimono le preoccupazioni che hanno per il futuro dell’istituto. Le parole con le quali i sindacati concludono la loro nota sono una sorta di grido di allarme: “Riteniamo che il perdurare di tale contesto finirà per nuocere irrimediabilmente all’Istituto”.

Silvano Privitera