Piazza Armerina, Gela, Niscemi e Licodia Eubea ricorrono al Tar per bloccare le prossime elezioni provinciali

Quattro comuni, che nel 2015 hanno aderito con referendum alla città metropolitana di Catania, ricorreranno al Tar per bloccare le prossime elezioni provinciali che l’Ars si accinge a fissare per febbraio del 2019. Si tratta di Gela, Niscemi, Piazza Armerina e Licodia Eubea. Ad annunciarlo, i componenti dei rispettivi comitati promotori i quali intendono così protestare contro il rifiuto opposto martedì scorso dalla prima commissione dell’assemblea regionale all’emendamento aggiuntivo con cui un deputato gelese, Nuccio Di Paola (M5s) proponeva a loro nome di inserire nel ddl 367 (“norme in materia di enti di area vasta”) la presa d’atto degli iter di adesione a Catania dei quattro comuni in questione, secondo la legge di riforma delle province siciliane n. 15 del 2015 e definire i conseguenti nuovi confini degli enti intermedi prima del voto. Il ricorso scatterà non appena fissata la data delle votazioni. Intanto stanno per partire le lettere di diffida nei confronti dell’Ars e del governo regionale perchè “dopo 6 anni e 11 passaggi legislativi – scrivono in una loro nota – cambia il nome dell’ente intermedio (provincia regionale, libero consorzio di comuni, area vasta) per poi chiudere, come nel gioco dell’oca, tornando alla casella di partenza: provincia regionale”. Uno striscione di protesta è stato esposto stamani davanti alla sede del
comitato di Gela con un’esortazione ai politici: “Onorate gli impegni”. Tra i più contestati il governatore Nello Musumeci e il suo vice, Gaetano Armao, ex legale dei comitati promotori.
A dar manforte il portavoce del Comitato Pro Referendum Piazza Armerina Salvatore Murella: “A breve verranno inviati gli atti stragiudiziali di diffida e messa in mora a provvedere, già stilati, sottoscritti e pronti per essere indirizzati agli interessati del Governo e dell’ARS – sottolinea Murella. Valuteremo se diffidare alcuni Ministri del Governo nazionale. Non più una battaglia solo territoriale, ma democratica. Il rispetto delle volontà popolari – continua – è alla base di una democrazia, è la chiave per lo sviluppo. Appare ormai chiaro che, almeno in Sicilia, le comunità di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, dovranno rivitalizzare la democrazia con il defibrillatore, sappiamo che è dura – conclude – ma ci riusciremo”.