Troina festeggia il proprio Patrono San Silvestro

A novecento anni dalla nascita dell’umile monaco basiliano, San Silvestro, Troina, sua città natale, festeggia il proprio Patrono con un Anno Giubilare ricco di numerosi eventi. Ultimo in ordine di tempo la “Peregrinatio del Sacro Velo di Sant’Agata”, a memoria del viaggio che Silvestro compì per far visita alla tomba della martire catanese.
Nato nel 1110, giovanissimo entrò nel Monastero locale, dedicato a San Michele, sotto la regola di San Basilio, distinguendosi per carità, servizio, ma soprattutto per fede.
Poche e frammentarie sono le notizie sul Santo, di certo ancora oggi riecheggia la meraviglia per i numerosi prodigi compiuti, in particolare per i quattro miracoli, incisi sulla base del prezioso fercolo d’argento.
Il primo, posto sul lato anteriore, raffigura San Silvestro che porta sulle spalle Gesù Cristo. Secondo la tradizione, infatti, Silvestro incontra un vecchio mendicante durante la consueta questua e per meglio accudirlo, lo carica sulle sue spalle e lo conduce fino alle porte del monastero, dove il povero si rivela essere il Cristo.
Sul lato sinistro del fercolo, invece, è illustrato il miracolo del forno. Secondo gli agiografi, il Santo accorre in aiuto di un converso che non riesce a trovare lo scovolo per liberare il forno dalla cenere. Silvestro entra nel forno e ne esce con le vesti linde.
Il terzo miracolo è posto nella parte posteriore del fercolo e raffigura il Santo al capezzale del figlio di Guglielmo I “il Malo”, re di Sicilia. Qui, dopo aver smascherato gli illustri luminari presenti a corte che si erano presi gioco di Lui, opera la guarigione che accrebbe la sua fama di santità, tanto da essere eletto abate al suo ritorno a Troina.
L’ultimo miracolo è posto sul lato destro del fercolo e mostra il simulacro di San Silvestro portato in processione durante la grave pestilenza che colpì la città nel 1575. A seguito del miracoloso arresto del morbo, San Silvestro venne acclamato “patronus” della città.
Diverse sono le ipotesi sulla sua morte. Secondo il sacerdote Salvatore Fiore si spense il 2 gennaio 1164 in una cella accanto all’oratorio dedicato a San Bartolomeo, poco distante dal Monastero di San Michele “il Nuovo”.
Esempio fulgido di fede, modello di dialogo, faro di solidarietà, a novecento anni dalla nascita, San Silvestro costituisce ancora per la Città di Troina, e non solo, un forte elemento di coesione sociale. Immergersi nella vita del Santo troinese potrebbe apparire un tuffo nel passato, in verità si tratta di un forte balzo verso il futuro, poiché i pochi tratti che di lui si raccontano intersecano problematiche di impressionante attualità: l’accoglienza del diverso, il dialogo interreligioso, la ricerca scientifica.
In suo onore, tra maggio e giugno, si svolge il Festino di San Silvestro, un ciclo di feste che prendono via la penultima domenica di maggio con “I Rami” e proseguono con “A Ddarata”, per concludersi con l’uscita della “Vara”. Particolarmente suggestivo è il pellegrinaggio votivo compiuto da numerosi fedeli che a piedi per “I Rami” e a cavallo per “A Ddarata”, percorrono oltre 40 chilometri all’andata e 40 al ritorno, per raggiungere i boschi dei Nebrodi. Qui, secondo il voto tradizionale, toccano e raccolgono l’alloro, che portano in processione fino a Troina, dove sfilano per le vie del paese con i rami ornati di bambole e immagini di San Silvestro, per simboleggiare il doveroso omaggio al Santo del voto sciolto. Commovente è il tradizionale canto “A nacchiota”, che i fedeli intonano lungo il tragitto.
Non meno ricca di fascino è l’uscita della “Vara”, un autentico capolavoro della scultura argentea siciliana del Settecento, che reca incisi i vari punzoni delle città di Catania, Messina e Palermo, all’interno della quale viene portato in processione il simulacro del Santo, raffigurato nell’atteggiamento liturgico benedicente della tradizione greca.
Anche il Festino nel suo misto di cultura cristiana, fede e tradizione, nonché elementi pagani e arabi, e ancor più normanni, è un vero e proprio spaccato delle civiltà che si sono succedute e hanno segnato l’entroterra siciliano.

Sandra La Fico