Enna. Procuratore Ferrotti: La giustizia funziona meglio se ha la fiducia del cittadino

Enna. Che manchino uomini e mezzi nelle procure del Sud e in particolare in Sicilia lo sanno, e da tempo, anche i sassi della via. E’ da anni che si assiste al lamento continuo dei capi degli uffici giudiziari. Il rosario delle deficienze che impediscono il regolare funzionamento della giustizia è stato sgranato un’infinità di volte ma da Roma non sono arrivate le risposte attese. E così il Procuratore della repubblica di Enna, Calogero Ferrotti, con l’andata via qualche settimana fa del pm Marcello Cozzolino, rimane senza sostituti. Almeno sino alla prossima primavera, quando è previsto l’insediamento di tre magistrati freschi di nomina. Nel frattempo tenterà di gestire un carico di lavoro di oltre 7 mila procedimenti aperti ogni anno che, secondo le tabelle del Csm, dovrebbero essere affidati a quattro magistrati. Il procuratore Ferrotti, come si ricorderà, lo scorso novembre fu protagonista di uno scontro istituzionale con il ministro Alfano. Alle richieste del capo della Procura ennese, il Guardasigilli rispose con un “amministrare la giustizia è compito difficile e quindi, se il procuratore non se la sente, è meglio che si goda una meritata pensione”. Ferrotti rassegnò subito le dimissioni che rientrarono dopo le manifestazioni di stima e solidarietà piovutegli dall’Anm e da decine di magistrati di tutta Italia. Noi l’abbiamo intervistato in esclusiva:

–          L’allarme lanciato da Lei un anno fa è stato inascoltato dal Ministro Alfano. Oggi la Procura di Enna si trova senza sostituti. Perchè?

L’allarme è stato lanciato un anno fa non soltanto da me, ma anche dall’Associazione nazionale magistrati che ha indetto due assemblee, una qui a Enna e un’altra a Roma. Perchè la mancanza di sostituti non riguarda solo Enna. Prossimamente riguarderà Nicosia, ma anche diverse procure della Sicilia e del Sud d’Italia. A seguito di ciò, nel febbraio di quest’anno è stata approvata la legge che prevede incentivi economici e di carriera per quei magistrati disposti a trasferirsi nelle cosiddette sedi disagiate. Una legge che per diversi motivi ha funzionato pochissimo nonostante prevedesse che il Consiglio Superiore, in mancanza di aspiranti magistrati disposti a trasferirsi, procedesse ai trasferimenti d’ufficio. Il Csm ha ritenuto di soprassedere ai trasferimenti d’ufficio anche perchè la legge, in via del tutto eccezionale, consente ai magistrati di prima nomina di ricoprire posti in Procura. E quindi ad Enna arriveranno tre colleghi freschi di nomina, ma nell’aprile del 2011”.

–          Com’è la situazione della Procura di Enna da quando Lei è in carica?

Quando sono arrivato tre anni addietro l’organico era al completo, nel senso che erano ricoperti i quattro posti di sostituto procuratore previsti in organico. Poi negli anni successivi vi è stato un progressivo svuotamento tanto da rimanere negli ultimi due anni con un solo sostituto, il dott. Marcello Cozzolino, magistrato di straordinario spessore, sia sotto il profilo professionale che umano, che ha lavorato affianco a me con notevole abnegazione e spirito di sacrificio. Ora con l’andata via anche del dott. Cozzolino, ovviamente il quadro cambia perchè non si può avere il dono dell’ubiquità. Anche se in questi giorni la Procura Generale ha disposto per sei mesi l’applicazione di un sostituto procuratore di Caltanissetta, la dott.ssa Marina Ingoglia, che assicurerà la sua collaborazione fino a quando non arriveranno gli uditori”.

–          Può farci un quadro generale della situazione sulla sicurezza del nostro territorio?  

“Per quanto riguarda la sicurezza è un problema che interessa più le forze dell’ordine che garantiscono, devo dire anche in maniera encomiabile, l’attività di prevenzione e di controllo del territorio. Complessivamente, in alcuni settori il numero dei reati è diminuito. Mentre altri sono costantemente attenzionati, in particolare quelli legati alla criminalità che spesso proviene dalle zone limitrofe, in particolare dal catanese. Mi riferisco ai reati di stupefacenti, contro il patrimonio e le rapine. Poi naturalmente ci sono i reati di mafia dei quali si occupa la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e una serie di tipologie di reati che vanno attenzionati al massimo perchè riconducibili alla presenza sul territorio della mafia, che è viva e vitale in alcuni importanti settori. Il fenomeno mafioso mi risulta che a Enna fino a qualche anno addietro veniva sottovalutato, rimosso, quasi non se ne parlava, mentre adesso sono sorte anche associazioni che pongono all’attenzione il problema. Quindi, la vigilanza è massima e lo dimostrano le brillanti operazioni dell’Antimafia e le misure di prevenzione sia personali che patrimoniali”.

–          L’area ennese negli anni passati è stata terreno fertile per la mafia, mi riferisco, solo per fare un esempio, alle latitanze eccellenti come quella del gelese Daniele Emmanuello nelle campagne di Villarosa. La sua lettura sul fenomeno attuale?  

“Questa è la sintomatologia di una situazione che deriva un pò anche  dalla conformazione del territorio che si presta all’agevolazione della latitanza di pericolosi criminali. Non dimentichiamo che la strage di Giovanni Falcone e degli uomini della scorta, secondo quelle che sono le risultanze degli atti processuali, venne deliberata da una commissione che si riunì qui a Enna”.

–          La posizione del vescovo Pennisi sulla questione mafia è stata ed è netta e chiara. La stessa si riscontra nelle istituzioni e nella politica?

Data la rilevanza del fenomeno io dico che quello che si fa è sempre poco rispetto a quello che si dovrebbe fare. E’ molto importante che certe idee veicolino a incominciare dalle scuole per formare le coscienze dei giovani. Ognuno deve fare la propria parte”. Quali sono secondo Lei le problematiche su cui bisogna soffermarsi? E come risolverle? “La gente dovrebbe avere  una maggiore consapevolezza di quelli che sono i propri diritti e denunciare qualunque situazione che presenti aspetti di illegalità. Su questo aspetto è necessario che si faccia ancora qualche passo avanti. Molte indagini a volte vengono aperte proprio a seguito di segnalazioni e sotto questo profilo anche la stampa e gli organi di informazione hanno molta importanza.Un trafiletto di una notizia può creare lo spunto per una attività di indagine. Quindi il controllo della gente è molto importante”.

–          Problema droga. Cosa dicono le statistiche in merito alla presenza nella nostra provincia di sostanze stupefacenti?

Nella nostra provincia c’è un traffico di importazione che proviene dai territori circostanti, mi riferisco in particolare al catanese. Vi è un’attività di spaccio anche a livello locale non di vastissima scala, ma di una certa consistenza. Un fenomeno che è stato sempre presente ma che ora si sta veramente accentuando, come dimostrano le recenti operazioni, riguardante l’attività di coltivazione. Diverse piantaggioni erano proprio mirate ad una attività di lavorazione, produzione e commercio di sostanza stupefacente sul territorio”.

–          Un’ultima domanda: Il cittadino può ancora avere fiducia nella giustizia?

“La giustizia funziona meglio se ha la fiducia del cittadino. La giustizia, è vero, ha i propri tempi, le proprie disfunzioni, mi riferisco alla giustizia in ambito nazionale, però quasi sempre arriva, anche se pure tardivamente, per affermare i principi di legalità e quindi bisogna continuare a credere nella giustizia”.

Giacomo Lisacchi

Intervista pubblicata su SETTEGIORNI – settimanale diocesano in edicola tutti i sabati