Ridimensionamento Tecnici e Professionali. Anche Consiglio Stato boccia provvedimento del Governo. E ora?

La notizia è una di quelle che avrebbero dovuto scatenare tutti i media, ma è passata e passerà in sordina come tutte quelle che riguardano la scuola; non fa audience, interessa pochissimi, forse gli addetti ai lavori, e riesce a bucare la carta e lo schermo solo davanti a qualche dichiarazione colorita o qualche azione disperata messa in atto dai precari. Non fa notizia il fatto che in questi mesi nei confronti della scuola è stato perpetrato tutto ciò che si può configurare come illegalità continuata e impunita….

I fatti a partire dall’ultimo: mercoledì scorso, il 28 settembre,  il Consiglio di Stato ha respinto l’appello del Ministero della Pubblica Istruzione (MIUR) teso ad ottenere la sospensione dell’esecuzione dell’ordinanza del Tar del Lazio, che il 19 luglio aveva a sua volta sospeso i decreti interministeriali che avevano disposto la riduzione dell’orario delle classi II, III, IV degli istituti Tecnici e Professionali.  Usciamo dal burocratese.

Ho pubblicato, su questa testata il 22 marzo scorso, un articolo in cui appunto sciorinavo le conseguenze di questo provvedimento nefasto (http://www.vivienna.it/2010/03/22/scuola-riforma-delle-superiori-avvio-a-qualunque-costo/); speravo di aprire un dibattito, di suscitare interventi almeno da parte dei sindacati o di qualche dirigente scolastico, ho ricevuto qualche complimento ma per il resto nulla, non è sembrato opportuno soffermarsi su qualcosa che era ancora da venire e si sa, noi siamo capaci di guardare al futuro solo quando è rassegnato presente. A settembre quando gli esiti si sono manifestati in tutta la loro portata disastrosa molti si sono tirati i capelli, ma alla fine non hanno potuto che prendere atto delle decine di migliaia di docenti, e a cascata anche di personale ATA,  rimasti senza incarico anche dopo decenni di precariato; dei docenti di ruolo, con esperienza decennale in una scuola, costretti al trasferimento e a completamenti di cattedra su due tre scuola anche di comuni diversi; delle aule fatiscenti nelle quali si accalcano classi numerose come non si erano mai viste……….

Lo Snals, il sindacato della Scuola, a giugno, aveva fatto ricorso al TAR del Lazio contro i decreti interministeriali, firmati  Gelmini-Tremonti, con i quali si riduceva l’orario curriculare degli  Istituti Tecnici di quattro ore settimanali (da 36 a 32), oltre che nelle prime, come richiedeva l’applicazione della “riforma”, anche nelle seconde, nelle terze e nelle quarte classi  e allo stesso modo, o forse anche più drastico, si riduceva il monte ore negli Istituti  Professionali.  

Il 19 luglio il TAR del Lazio si era espresso accogliendo il ricorso dello Snals  e sospendendo i decreti; l’atto però avrebbe avuto esecuzione solo dopo il Parere richiesto al Consiglio Nazionale dell’Istruzione a cui “stranamente” il ministro non aveva chiesto il parere preventivo. Era già prevedibile l’effetto dirompente che questa sospensione avrebbe potuto avere su tutte le operazioni che, sulla base dei decreti, erano già stati messi in atto,  per la formazione degli organici e per i conseguenti trasferimenti su domanda e d’ufficio. Ma come è buona regola della pubblica amministrazione le cose si fanno con calma, senza fretta…forse perché ci si era già resi conto dell’impossibilità di tornare indietro!?

Così il 26 agosto è avvenuto il pronunciamento del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che ha bocciato i decreti con parole e imputazioni molto dure: documentazione insufficiente, mancanza di criteri e di motivazioni, illegittimità, inconciliabilità ; una frase per tutte, si rileva che  “la riduzione del monte orario degli insegnamenti agisce non soltanto sulla dotazione organica dei docenti, ma anche sui curricoli; e questo in condizioni di particolare difficoltà per via dell’obbligo fatto alle scuole di proseguire l’attività didattica secondo i piani di studio previgenti sino alla conclusione del quinquennio”.

Nel  frattempo i Ministeri dell’Istruzione e dell’Economia e delle Finanze, rappresentati dall’Avvocatura dello Stato, avevano presentato appello al Consiglio di Stato contro la decisione del TAR e infine  l’altro ieri, il 28 settembre, è arrivata la sentenza in cui si prende atto del parere negativo del CNPI e si respinge l’appello, dando definitiva esecutività alla sospensione dei decreti sentenziata dal TAR.

E ora? È pensabile che a scuola iniziata si possa smantellare tutto e fare retromarcia ? Il Paese si può permettere un costo simile?

Dall’altra parte se tutto resta così, dove vanno a finire i diritti e gli interessi individuali e collettivi? “Il diritto degli alunni al compimento del patto formativo formalizzato all’atto della loro iscrizione ai diversi percorsi di studio” (parere CNPI); gli interessi di migliaia di insegnanti che hanno perso posto e sono stati sbattuti dovunque ci fosse un buco da coprire; i diritti e l’interesse delle migliaia di docenti precari che si sono ristrovati senza cattedra, senza lavoro e senza speranza, gli interessi di tutti quegli ATA che si sono ridotti in proporzione.

Ah, già ma la scuola non può essere un ammortizzatore sociale, né un ufficio di collocamento! E quindi?  Vadano pure tutti in malora! L’obiettivo di risparmio è stato raggiunto e i due ministri magari già sono all’opera con i loro esperti a studiare il decretino ad hoc che li tirerà fuori dai guai e mentre ci sono troveranno il modo di sfrondare ancora qualche ramo “secco”!

 

F. Ciantia