Aidone-Morgantina. Venere – Argenti: Purchè se ne parli

Aidone-Morgantina. La Venere, gli Argenti: Purchè se ne parli. Tutto fa brodo anche gli attacchi incomprensibili e oltraggiosi.
Diceva Oscar Wilde e ripeteva il divo Giulio, ai tempi in cui era grande e potente, qualcosa del tipo “se ne parli bene, o se ne parli male, l’importante è che se ne parli”:  sono le parole consolatorie che ci siamo ripetute mentre leggevamo l’articolo, sul rientro ad Aidone da “clandestina” della Venere, apparso ieri sulla Stampa, ripreso dal Giornale di Sicilia, l’organo della capitale che ogni tanto rivolge benevolmente il suo sguardo all’ombelico della Sicilia, “il buco del buco”, che considera poco meno che la periferia dell’impero.

L’importante è che se ne parli, visto che ad oggi l’aspetto che viene meno curato è quello dell’informazione pubblicitaria e promozionale e che di soldi per farla ce ne sono sempre meno; ancora non si è saputo come la Regione intenda finanziare gli eventi –già, i due eventi: l’inaugurazione degli Argenti (il 3/4 dicembre) e poi la collocazione ed esposizione della Venere- se i soldi c’erano per organizzarne uno memorabile a Palermo, a Palazzo dei Normanni, almeno altrettanti ce ne dovrebbero essere per celebrarne due in Aidone.

Alla notizia che la Giunta Regionale, obtorto collo, aveva deciso di restituire definitivamente la statua ad Aidone, tutti hanno brindato attribuendosene il merito, tutti si sono affrettati a rilasciare comunicati stampa, a farsi intervistare, ad apparire come i salvatori della patria, ma quello era solo il primissimo passo, ora li vogliamo vedere alla prova dei fatti: se quattro anni non sono non sono stati sufficienti per prepararsi all’evento ora dovranno farsene bastare quattro, ma di mesi, e forse meno; ora dovranno finalmente accompagnare i fatti alle troppe chiacchiere sprecate finora.

“Il cuore più depresso, più dissestato, più remoto della Sicilia”, la provincia di Enna, ha diritto, quanto qualunque altra provincia d’Italia, ad una chance: ad una occasione di crescita. Il territorio è dotato di un patrimonio culturale ed ambientale invidiabile, il ritorno della Venere è solo la ciliegina su una torta di per sè già molto ricca e appetibile, l’attrazione che deve richiamare l’interesse degli amanti del bello, dei turisti consapevoli che non si lasciano spaventare da quattro curve o da qualche chilometro in più.

L’articolo è un pugno allo stomaco non tanto per quello che dice, che è quanto noi tutti da tempo denunciamo e che potrebbe essere un providenziale scrollata a chi ancora traccheggia, ma per il modo astioso, acido ed ostile in cui le critiche, condivisibili, sono esposte. Ma poiché vogliamo continuare a pensare che l’importante è che se ne parli, ci piace immaginare che l’ambiente arcaico, rurale e pastorale descritto stuzzicherà la curiosità e l’interesse di quanti cercano il brivido dell’avventura, o un’esperienza ruspante e genuina, disposti, una volta approdati ad Aidone, a lasciarsi avvolgere dal fascino della storia e dalla storia raccontata dalla sue pietre, dagli ampi orizzonti dei suoi panorami e dalla bellezza dei suoi gioielli.


F. Ciantia

 

N.B. Il museo di Malibù che sta “sganciando” la Venere, non è lo stesso che ha “sganciato” gli Acroliti, infatti allora si trattava del Bayly Art Museum dell’University of Virginia di Charlottesville, che li aveva esposti da 2002 al 2007 dopo che gli erano state donati dal miliardario Maurice Tempelsman.

Nella foto l’Etna da Morgantina